5, Febbraio, 2025

Le coop imparino anche un altro mestiere

Dal presidente nazionale dell’Alleanza Mauro Lusetti intervenuto a Imola per “Tempo di cooperazione” l’invito ad essere protagonisti dello sviluppo puntando su settori (come la gestione dei beni comuni) e modalità nuove (la sostenibilità invece delle costruzioni tradizionali, il welfare)
03/10/2014

Se ci si attendeva delle indicazioni sul da farsi, sulle strade da percorrere per avere come destinazione il futuro, dei giudizi anche tranchant su «cosa non si può più fare» l’incontro con il presidente nazionale dell’Alleanza delle Cooperative italiane, Mauro Lusetti, non ha deluso le aspettative.
«Oggi – ha detto davanti alla platea di cooperatori arrivati alla Sala delle stagioni – occorre porsi la sfida della gestione dei beni comuni (acqua, luce…)» e «puntare sulla realizzazione di un welfare inclusivo». Perché se «i bisogni della società sono molto diversi da quelli di ieri», anche le risposte del lavoro e delle imprese cooperative devono essere inedite, diverse dal passato.
Il tema scelto per il convegno che lunedì 29 ha rappresentato un momento importante di “Tempo di cooperazione 2014”, l’iniziativa organizzata dall’Alleanza imolese per far conoscere e diffondere il modello e i valori cooperativi, era il futuro della cooperazione. Niente di più e niente di meno.
Lusetti ha parlato dopo l’introduzione del presidente dell’Alleanza Sergio Prati e delle considerazioni portate dal sindaco di Imola e presidente del Circondario Daniele Manca, il quale ha parlato delle necessità di accrescere l’efficienza delle pubbliche amministrazioni e di allentare i vincoli del Patto di stabilità così da «legare rigore e sviluppo».
La premessa, e non c’è bisogno nemmeno di ricordarlo, è che «fino a ieri le imprese cooperative, ponendo al centro la persona e l’occupazione, hanno resistito meglio», ma «salvaguardare l’occupazione ha voluto dire, in alcuni casi, annullare un patrimonio messo insieme da generazioni». Si tratta dunque di «una magra consolazione».
L’allentamento del patto di stabilità è fondamentale, sì, certo, per dare respiro nel breve periodo, ma la cooperazione non può per sua natura avere uno sguardo breve. Il tempo non va sprecato e «deve servire per riposizionarsi».
L’edilizia è al centro dell’attenzione e delle preoccupazioni. La Cesi ma non solo lei, è tutto il comparto ad avere preso «una bastonata terribile». Per questa ragione «nell’edilizia è impensabile che si perseveri in una logica di consumo del territorio e a costruire case nuove su un terreno sgombro. Il nostro mestiere di muratori, per essere franco, dobbiamo pensarlo rivolto verso altre direzioni, come la salvaguardia del territorio che nel nostro Paese è estremamente fragile… Abbiamo un patrimonio architettonico e ambientale che in questi anni ha perso attrattività e flussi turistici. Abbiamo il made in Italy dell’enogastronomia che è il nostro patrimonio nel mondo, e le tante false copie ne sono la prova.
Siamo forti nell’agricoltura, possiamo esserlo di più nei servizi». Ci sono delle buone prospettive nel welfare, prosegue il presidente dell’Alleanza, dato che lo Stato riduce sempre di più la propria presenza e ha bisogno di trovare un equilibrio conl settore privato. Il modello cooperativo, che non ha al proprio centro lo scopo di lucro, rappresenta una modalità di gestione ottimale.
È chiaro che la prospettiva di un inizio in cui si fa qualcos’altro da quanto si è sempre fatto, facile a dirsi, risulta molto più complicata da rendere effettiva all’interno delle scelte quotidiane delle imprese. Si tratta, insite Lusetti, di «fare un altro mestiere», per il quale «occorrono tecnologie, competenze e conoscenze diverse… abbiamo le condizioni per lanciare un nuovo ciclo di sviluppo cooperativo».
E a questo punto Lusetti si rifà ad uno dei motivi conduttori dell’operare dell’Alleanza imolese, vale a dire portare con l’esempio un’accelerazione al processo di unificazione delle centrali cooperative che ha Imola ha già trovato un approdo.
Prati nel suo intervento ha sottolineato come «per tanti anni abbiamo parlato di unità cooperativa, quasi sempre limitandoci ad enunciarla senza fare altro: oggi mi sento di affermare che sono stati fatti passi importanti, decisivi, si è avviato un percorso condiviso che ritengo irreversibile, dal quale non si può tornare indietro. Imola, città della cooperazione, non si è fatta trovare impreparata a questo appuntamento, ha raccolto la sfida e deciso di dare vita ad un percorso che riteniamo destinato al successo».
Mentre Lusetti ha rimarcato come questa sfida di nuovo sviluppo «non la possiamo lanciare senza avere una prospettiva di rappresentanza unitaria. la realtà di Imola ci consente di dire che è possibile, che è utile ad un disegno strategico che vede la cooperazione come uno dei movimenti di uomini e di imprese capaci di far sì che questo Paese esca dalla crisi». Non facciamo l’Alleanza per mettere assieme i servizi, sostiene il presidente, «ma per vincere la sfida sul mercato e per realizzare un mercato che sia soprattutto più trasparente».

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