Eraldo Baldini presenta il suo ultimo libro, Tenebrosa Romagna. L’autore indaga tra paure, leggende, favole dei nostri progenitori: «Con streghe, draghi, folletti spiegavano terremoti o uragani. Oggi la scienza ha risolto molti misteri, ma alcune suggestioni sono ormai nel nostro dna»
Ci sono storie che sui libri di scuola non compaiono, ma che spesso riescono a tratteggiare un popolo, un’epoca, un luogo molto più di quanto possano farlo date e avvenimenti ufficiali. Sono racconti che fanno parte della cultura popolare, tramandati di generazione in generazione e che, probabilmente, non sono mai scomparsi completamente. Eraldo Baldini, scrittore e antropologo nato e cresciuto in Romagna, ha raccolto tutto questo in un libro dedicato alla sua terra. Con Tenebrosa Romagna, Baldini scava in quelli che erano l’immaginario collettivo e le paure che popolavano il quotidiano delle generazioni che ci hanno preceduto. Terremoti, strane luci in cielo, paludi inesplorate davano vita a streghe, folletti, draghi con cui ogni popolo – e quello romagnolo non fa eccezione – cercava di spiegare fenomeni che allora apparivano soprannaturali.
Autore di numerosi romanzi (Quell’estate di sangue e di luna, L’uomo nero e la bicicletta blu, il recentissimo Nevicava sangue, solo per citarne alcuni), Baldini è tornato questa volta in veste di saggista: «Considero una fortuna poter lavorare su questo doppio binario: la narrativa da una parte, i saggi dall’altra. Ho trasformato quella che era una passione in un vero e proprio mestiere». Non è cosa da poco, soprattutto oggi, come conferma lo stesso Baldini: «Il libro è in crisi, se ne vendono sempre meno. Il tempo che anni fa veniva impiegato per la lettura, oggi, in particolare i giovani, preferiscono dedicarlo ad altro, a scambi più veloci. Cambiano i modi di comunicare e anche quelli di raccontare. È normale che sia così. Ci sono, per esempio, serie tv americane davvero belle, realizzate bene. Io le guardo e mi piacciono molto. In Italia, però, siamo un po’ indietro in quest’ambito ed è un ritardo che scontiamo». Vengono meno i vecchi modi di raccontare, ma forse non ce ne sono di validi a sostituirli.
Nel frattempo, però – e per fortuna – il buon vecchio libro a molti ancora piace. E Baldini ne ha già in cantiere due nuovi: «Un romanzo a cui sto lavorando e un saggio. Si tratta della riedizione aggiornata e ampliata di un volume che scrissi nel 2003, La sacra tavola, sui riti del cibo in Romagna».
Quanto alla Tenebrosa Romagna, l’autore presenterà il libro il 20 ottobre insieme a Giuseppe Bellosi, che introdurrà la serata. L’appuntamento è alle 21 all’hotel Ala d’oro di Lugo, nell’ambito degli incontri del Caffè letterario.
Tenebrosa Romagna indaga nell’universo di paure e credenze dei nostri progenitori. Molto spesso le storie che riguardano questi ambiti venivano tramandate a voce. Come ha reperito notizie e informazioni?
Le fonti, anche in questi campi, esistono. A nostra disposizione ci sono soprattutto quelle che vanno dal Medioevo ai nostri tempi. Si tratta di cronache scritte dagli eruditi, che davano conto di tutta una serie di fenomeni definiti inusuali e delle conseguenti spiegazioni. Poi ci sono relazioni e diari, a cui ho attinto per radunare tutto il materiale necessario. Certo non è stato semplice. Sono quasi trent’anni che raccolgo informazioni. E se oggi, grazie a internet, la consultazione di documenti e fonti è più veloce – anche se c’è il rischio di perdersi nel marasma di informazioni che si trovano on line -, anni fa non era affatto immediata.
Che quadro è emerso dalle sue ricerche? Quali erano le paure dei nostri avi?
Tutto ciò che non riuscivano a capire o a controllare poteva diventare fonte di timore. Un terremoto, un uragano, una luce improvvisa in cielo. Noi oggi abbiamo determinate conoscenze scientifiche che ci consentono di dare spiegazioni razionali a tutto questo. Secoli fa non era così. Dunque i nostri progenitori davano un nome alle proprie paure e a quei fenomeni che consideravano soprannaturali inventando creature che popolavano il sottosuolo, draghi che abitavano il cielo, entità che regolavano i fenomeni atmosferici.
In questo si può dire che tutto il mondo è paese, o i romagnoli si distinguono da altre popolazioni?
Fiabe, racconti, leggende nati per spiegare quei fenomeni che non si riuscivano a comprendere è qualcosa che accomuna un po’ tutte le popolazioni di un tempo. E in Europa, molto spesso, queste favole erano simili tra loro. L’uomo romagnolo, però, affrontava streghe, draghi, folletti a testa alta. Zero fatalismo e molta concretezza. Non a caso siamo un popolo che si è costruito da solo il terreno su cui stare, grazie alle bonifiche.
C’è qualche accadimento più strano di altri in cui le è capitato di imbattersi durante la stesura del libro?
Forse la cosa più curiosa che ho trovato riguarda Lugo e il fatto risale al ’400. Furono avvistati in cielo due «draghi metallici». I romagnoli di allora avevano denominato così quei due oggetti che volevano sopra la città. Un fatto strano, a cui non sapevano dare spiegazione. Ma il mistero resta aperto. Se davvero quanto è riportato è esatto, cosa mai potevano essere quei due oggetti? Certo nel ’400 gli aerei non esistevano.
Quanto resta nella nostra cultura di tutte le leggende che si sono formate nel corso dei secoli scorsi?
Molto più di quanto pensiamo. Così come esiste un dna fisico, allo stesso modo ce n’è uno culturale. È come se ci scorresse sotto i piedi un fiume con tutte le paure che hanno caratterizzato i secoli prima di noi. E certe suggestioni rimangono tuttora, non sono mai state cancellate.
Dunque le nostre paure un po’ somigliano a quelle di chi ci ha preceduto?
Certamente. Anche se alcuni misteri sono stati risolti, tanti altre questioni restano aperte. Oggi sappiamo spiegare un terremoto e quando vediamo una luce che si muove in cielo possiamo pensare che sia un aereo o un satellite. Ma ci sono ancora tante sfere inesplorate: abbiamo semplicemente spostato le colonne d’Ercole più in là. Se allora potevano essere in un bosco, oggi magari sono nella galassia, che per buona parte non conosciamo. E poi ci sono alcune suggestioni mai superate, come la stregoneria, gli ufo o tutta una serie di fenomeni considerati paranormali per cui non c’è una spiegazione scientifica. L’unica differenza è che oggi diamo meno nomi alle nostre paure.
Magari tra mille anni qualcuno scriverà un libro simile raccontando le nostre suggestioni e dando una spiegazione puntuale e scientifica a quelli che per noi sono fenomeni paranormali…
Chissà, mai dire mai. Però sono quasi sicuro che, anche tra mille anni, ci saranno altri misteri, altre realtà sconosciute. E alcune paure saranno le stesse: certe inquietudini non muoiono mai.