Il lapsus e gli atti mancati in psicologia sono l’espressione di un conflitto tra ciò che si può fare e ciò che si desidera. In questo weekend di passione nelle file del Pd bolognese ed emiliano sono errori ricorrenti perché c’è chi voleva andare alla Leopolda o alla manifestazione della Cgil e, guarda caso, aveva già preso un impegno o chi ha aderito d’impulso alla manifestazione del sindacato per poi ricordarsi un attimo dopo che era una manifestazione contro il proprio partito.
Ma poi ci sono anche quelli che sono andati convintamente da una parte e dall’altra, due posti, la Leopolda e la piazza della Cgil, che per molti dovrebbero rappresentare plasticamente due partiti diversi. Il primo è il laboratorio politico di Renzi, lo spazio nuovo che gli è servito per la sua ascesa al cielo, il secondo è il luogo tradizionale e più rassicurante della sinistra del partito che viene dal Pci. Nei giorni scorsi a Bologna ha fatto discutere la posizione assunta dalla vicepresidente della Regione, Simonetta Saliera, capolista per il Pd a Bologna alle Regionali, quando ha dichiarato che moralmente avrebbe voluto essere in piazza con la Cgil.
I renziani l’hanno attaccata ricordandole che la manifestazione era contro il Pd, c’è stato chi ha chiesto a Saliera di ritirare la sua candidatura o almeno di rinunciare al ruolo di capolista. Ma in fondo il caso di Saliera non è certo isolato a Bologna. Basti pensare che ieri erano in piazza a manifestare contro il governo targato Pd altri due candidati alle elezioni regionali e cioè Antonio Mumolo (area Civati) e Stefano Caliandro (area Cuperlo). Senza considerare che altri influenti esponenti del Pd bolognese come Andrea De Maria e come Sergio Lo Giudice, pur avendo già preso altri impegni, hanno fatto sapere di condividere le ragioni della manifestazione della Cgil. Qualcuno ha scomodato addirittura il precedente del governo Prodi che per l’accordo sul Welfare si trovò alcuni ministri a protestare in piazza contro di lui. La verità è che a Bologna la metamorfosi del partito e la svolta renziana è stata solo apparente.
La comunità politica renziana della prima ora non ha saputo costruire una classe dirigente alternativa e ancora oggi la gran parte dei militanti e dei dirigenti appartiene a quella che si chiamava la Ditta e che da queste parti regge ancora il partito, le feste dell’Unità e le istituzioni. Per spirito di partito sono rimasti sulla barca godendo dei vantaggi del vento renziano ma non hanno cambiato idea. Il Pd bolognese ed emiliano-romagnolo ha accettato il cambio di verso ma l’inconscio del partito aspetta ancora qualcuno che smacchi il giaguaro.