Qualche anno fa un vecchio capo scout di Imola ci disse questa frase: «In un’epoca in cui i bisogni materiali sono largamente soddisfatti, il nostro impegno deve essere rivolto principalmente alla sfida educativa, ambito in cui emergono sempre più e sempre nuovi bisogni». Senza trascurare sacche di povertà ed emarginazione che persistono nella nostra società e che non ci permettono distrazioni, possiamo condividere la riflessione, che è poi frutto di chi ha decenni di servizio educativo sulle spalle e ha visto trasformarsi nel tempo le abitudini e lo stile di vita dei ragazzi che ci sono affidati. Ben mille, infatti, sono i lupetti, gli esploratori, le guide, i rovers e le scolte che ogni anno si mettono in cammino con l’Agesci, distribuiti nei dieci Gruppi scout diocesani. A loro è rivolta la nostra proposta, senza dimenticare però l’esigenza e l’importanza di formare adeguatamente i 160 capi scout della Zona di Imola, che nasce nel 2011, tra i tanti motivi, anche per incrementare l’efficacia delle attività formative rivolte agli educatori. A nostro modo di vedere è questa infatti la prima sfida educativa che ci propone la realtà italiana e senza dubbio quella diocesana. Non solo e non tanto, l’aiuto verso i capi scout ad acquisire le competenze adeguate a svolgere il proprio servizio, ma soprattutto a crescere come adulti, per esempio nella fede, per rendere ragione delle proprie scelte ed essere testimoni attendibili. Abbiamo visto poi, negli ultimi anni in particolare, bellissimi esempi di ragazzi, soprattutto rovers e scolte (17-21 anni) che si interfacciano con realtà sociali di sostegno alla disabilità, che aiutano soggetti economicamente bisognosi o sfruttati dalle mafie oppure vivono profonde esperienze di conoscenza e dialogo con altre culture, spesso distanti da loro, anche in senso geografico (campi di lavoro fuori regione o all’estero). Leggiamo in questo una grande voglia di conoscenza nei nostri ragazzi, a cui però, come nel caso degli adulti, proponiamo percorsi di riflessione e maturazione nelle proprie scelte, consapevoli che l’altro va accolto senza però dimenticare i propri valori. Solo così la comunità accogliente sarà forte e potrà continuare a svolgere il proprio servizio. Lo scoutismo porta dunque avanti la sua proposta fedele alla Legge ed alla Promessa ormai da cento anni, insieme alle famiglie e leggendo continuamente la realtà in cui vive. A Imola, tra l’altro ci apprestiamo a vivere un anno particolare, dato che nel 2018 cade il sessantesimo anniversario della rinascita del primo Gruppo scout dopo la Seconda Guerra Mondiale. Vorremo quindi creare un percorso di partecipazione coinvolgendo la città, non solo con modalità celebrative, ma anche per farci conoscere e avvicinarci ad altre realtà educative, affinché si possano condividere con loro le sfide che ci riserva il nostro tempo.
Luca Salvadori, Sabrina Drei