Alle persone che mi chiedono quale sarà il futuro del Baccanale e se sarà possibile salvaguardare la qualità, la dimensione partecipativa e i risultati raggiunti da questa rassegna, rispondo che non bisogna assolutamente avere paura del futuro e del cambiamento. Il fatto che nuovi sindaci, assessori, operatori, collaboratori si occupino di questa ma-nifestazione deve costituire un’occasione per cercare nuovi stimoli e sperimentare nuove opportunità in un campo in continua evoluzione come quello dell’alimentazione e della gastronomia. D’altronde, la scelta di campo faticosa e impegnativa di cambiare tema ad ogni edizione costringe inevitabilmente a cercare nuove alleanze, proporre nuovi progetti e modificare schemi mentali e organizzativi, ma rappresenta anche un segno distintivo, una sorta di garanzia contro l’usura e l’invecchiamento. Oltre ad innovare, però, bisogna saper conservare il patrimonio accumulato in tanti anni. Un aforisma di Gesualdo Bufalino, uno dei miei scrittori preferiti, dice “Fra imbecilli che vogliono cambiare tutto e mascalzoni che non vogliono cambiare niente, com’è difficile scegliere!”.
Sappiamo tutti quanto impegno sia necessario per costruire e consolidare un evento e quanto invece sia facile dissipare questo capitale per imperizia, su-perficialità o noncuranza. Il Baccanale nel corso degli anni ha acquisito credibilità e autorevolezza impostando in modo nuovo il rapporto tra cibo e cultura e soprattutto uscendo dal recinto circoscritto della sagra e della gastronomia per mobilitare le forze più vive della città verso un obiettivo più ambizioso: riflettere sulla nostra identità e dare una forte con-notazione sociale e culturale al tema del cibo. Non dimen-tichiamo poi che il Baccanale ha avuto risonanza regionale e nazionale anche grazie ai nomi prestigiosi che ha ospitato: artisti come Crepax, Altan, Tullio Pericoli, Concetto Pozzati; chef importanti come Gualtiero Marchesi, Massimo Bottura, Bruno Barbieri, Gianfranco Vissani; personaggi come Anita Eckberg, Glauco Mauri, Paolo Poli, Marco Bellocchio, Pupi Avati, Michele Serra, Tonino Guerra, Carlo Petrini e tanti altri.
Quando io ho cominciato ad occuparmi del Baccanale non c’era questa sovrabbondanza di eventi, riviste specializzate, trasmissioni tv con gli chef super star, siti web dedicati al cibo.
Oggi dunque è ancora più necessario e irrinunciabile conservare una propria forte identità territoriale e superare il particulare per sostenere grandi progetti unitari come il Baccanale senza disperdere preziose risorse umane ed economiche in tante microiniziative di corto re-spiro. Servono ancora fantasia, creatività, capacità di coinvolgere in una grande progettazione partecipata non solo i ristoratori e i produttori vitivinicoli e agroalimentari, ma anche aziende, commercianti, scuole, operatori culturali, as-sociazioni di varia natura, cittadini disponibili a mettersi in rete per affrontare il tema del cibo in termini innovativi e originali. Il futuro – come scrisse Eleanor Roosevelt – appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.
Valter Galavotti – già assessore alla cultura del comune di Imola