I documenti d’archivio mantengono nel tempo una forza vitale che permette di costruire categorie di pensiero critico ed obiettivo per leggere la realtà. È per questo che la ricerca storica e la riflessione su quanto il passato ci tramanda debbono essere coltivati e continuamente proposti. Alcuni documenti dell’Archivio Storico IC2 sono di stretta attualità e nel contempo possono condurre a considerazioni più ampie; si tratta di comunicazioni sulle limitazioni nell’adozione dei libri di testo nelle scuole di istruzione media e superiore. Nell’estate del 1938 viene pubblicato il Manifesto della Razza che chiarisce la posizione governativa in materia “razziale” e subito il ministro Bottai, rifacendosi ad una circolare del 2 febbraio sulle norme per la scelta dei testi scolastici, comunica che “non debbono essere adottati nelle scuole libri di testo di autori di razza ebraica” in attesa di una revisione dei cataloghi delle case editrici, e, per maggior precisione, pubblica un elenco di autori da evitare accuratamente. I presidi e gli editori, quindi, in tempi brevissimi debbono dare garanzia di aver recepito ed eseguito quanto richiesto. È interessante ciò che dichiara una casa editrice: “Le antiche e luminose tradizioni italiche e romane, e perciò cattoliche e nazionali della nostra Casa, vi garantiscono sotto ogni riguardo libri insospettabili”.
Probabilmente l’applicazione della decisione porta con sé non pochi dubbi visto che per l’anno scolastico seguente vengono fatte precisazioni: è vietata l’adozione di testi di autori ebraici, ma nelle antologie sono consentite “citazioni ed ammessi, in genere, i riferimenti al pensiero di autori di razza ebraica, sia italiani che stranieri – beninteso con la più assoluta parsimonia – solo se si tratti di autori morti non oltre la metà del secolo scorso”.
Questa decisione contiene una certa ipocrisia: da un lato viene riconosciuto che la civiltà italiana e la cultura che la caratterizza sono frutto di contributi e “contaminazioni” che nel tempo si sono accavallati senza confini fisici e spirituali e dall’altro che questo è valido solo per il passato, fino alla metà del secolo scorso. La retorica del regime cerca di far passare concetti, di creare abiti mentali, di dare interpretazioni della realtà assolute introducendo contraddizioni che poi i fatti provano inutilmente a smentire; si finisce così col creare condizioni di insicurezza e di paura delle diversità che evitano analisi obiettive.
La conseguenza è che spesso è più facile e forse più comodo accettare quanto viene fatto passare, fino a derogare dai valori più profondi che permeano la nostra vita e a dimenticare l’importanza di principi quali la solidarietà, i diritti umani, l’apertura e l’accoglienza. Fino a diventare indifferenti.
Franca Montanari – archivio storico Carducci