6, Febbraio, 2025

Luigi Penazzi, un talento lughese da Milano alla corte dello zar

Iniziò a suonare a 10 anni in Collegiata. Si diplomò a Bologna, lavorò in Svizzera, Francia, Russia. Nella sua città diresse la scuola Malerbi. Oggi le borse di studio per i giovani allievi portano il suo nome

Avendo letto nel numero de Il Nuovo Diario Messaggero del 4 marzo 2020 che sono state assegnate alcune borse di studio a studenti della scuola di musica Malerbi di Lugo, in memoria del maestro Luigi Penazzi, ho pensato di pubblicare qualche altra notizia per illustrare questo musicista, di cui le nuove generazioni non possono avere ricordo.
Io l’ho conosciuto da bambino quando frequentavo l’asilo comunale alla fine degli anni Trenta dello scorso secolo. In questa scuola istruiva e accompagnava i bambini nei saggi annuali che si svolgevano al teatro Rossini. Poi mi chiamò a far parte della sezione voci bianche nel coro della Collegiata, che veniva istruito e utilizzato ogni volta che a Lugo si rappresentavano opere liriche e, prima del suo pensionamento, lo ebbi come mio insegnante di pianoforte complementare nella classe di violino della scuola Malerbi. Questi ricordi personali non sono sufficienti ad illustrare la personalità del maestro. Era un lughese, abitava in via Poveromini e, musicista precoce, a poco più di dieci anni toccava già con maestria l’organo della Collegiata. Giovanetto egli era a volte accompagnatore, a volte direttore d’orchestra o di banda. Era nato nel 1881 e nel 1902 si diplomò alla Regia Accademia Filarmonica di Bologna (il massimo istituto musicale di quel tempo) come maestro compositore, di banda musicale e di pianoforte. Appena diplomato si recò a Milano dove svolse multiformi attività, fra cui quella di direttore delle opere più in voga, attività che esplicò pienamente anche in Svizzera e in Francia. Nel 1905 partì per la Russia con un’orchestra sinfonica, dalla quale passò al teatro imperiale Marinsky di Pietroburgo in qualità di direttore, ripetitore, accompagnatore, riduttore di musica e di tali funzioni fu incaricato nell’orchestra di corte dello zar. Fu anche incaricato di impartire lezioni di pianoforte ai figli dello zar. A corte conobbe la sua futura moglie, si sposarono nel 1907 ed ebbero tre figlie (Valentina, Chiara e Tamara). Purtroppo l’avvento della rivoluzione russa gli demolì ogni prospettiva in Russia. La moglie e le figlie riuscirono a venire presto a Lugo, dove lo aspettavano trepidanti, ma il maestro fu trattenuto in Russia fino al 1921, perché fu sospettato di essere un banchiere esoso di ugual cognome. Egli però riuscì a dimostrare la verità e a scampare alla fucilazione. Tornato a Lugo trovò subito occupazione come direttore della banda cittadina e come insegnate di pianoforte nella Scuola comunale di musica, di cui divenne presto anche direttore in sostituzione del maestro Francesco Balilla Pratella (esponente di spicco del futurismo), cariche che resse fino al 1951. Subito dopo il ritorno (erano gli anni in cui si proiettavano i film muti) fece parte di un piccolo complesso che nel teatro Rossini, nel palco alla sinistra del palcoscenico, accompagnava con musiche le proiezioni. Intanto e successivamente svolgerà attività come istruttore di cori e ripetitore a cantanti solisti, ai quali fu prodigo di consigli. Fu ripetutamente a Milano quale accompagnatore dei cantanti esordienti. La commissione attribuì a lui la selezione dei prescelti. Il tenore Beniamino Gigli (il più famoso in Italia e nel mondo a quel tempo) fu invitato dal conte Baracca a Lugo per un importante concerto. Qui gli dissero che sarebbe stato accompagnato dal maestro Luigi Penazzi. Preoccupato, si preparava a una lunga prova, ma dopo la seconda romanza Gigli ne fu entusiasta. Dopo breve tempo il nostro maestro fu con Gigli nella basilica di Loreto e questa collaborazione continuò nel lungo giro artistico compiuto da entrambi in Germania, Austria, Belgio, Olanda e Scandinavia. Durante i saggi degli alunni della scuola Malerbi spesso accompagnava gli esecutori. Ricordo che il suo accompagnamento era un aiuto all’esecutore, con una dolcezza di suono rara in un pianista. Non volle scrivere le vicende della sua vita. I ricordi che si hanno di lui sono spesso aneddoti raccolti da più fonti, tutte correlate. Chi lo ha conosciuto ricorda però la sua bontà d’animo, pazienza e sopportazione. Giudicando i meriti altrui, mai usava severità, sempre bene augurando, sempre tacendo i difetti o i demeriti, cauto in ogni previsione, benevolo. Il maestro è deceduto il 31 luglio 1965 a Gaggio Montano, dove si trovava in ferie con la famiglia. I funerali furono celebrati a Lugo nella Collegiata con la presenza di molta folla, l’accompagnamento di un’orchestra d’archi formata da professionisti ed alunni, presenti molti colleghi musicisti.

Mario Binazzi Zattoni


 

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