«Il professionista cristiano dell’informazione deve dunque essere un portavoce di speranza, un portavoce di fiducia nel futuro. Perché solamente quando il futuro è accolto come realtà positiva e possibile, anche il presente diventa vivibile». Così, nelle scorse settimane, papa Francesco si è rivolto durante un’udienza nella sala Clementina del Vaticano ai redattori della rivista cattolica belga Tertio. Parole che mi pare si inseriscano molto bene nel cammino che il direttore Andrea Ferri – insieme ai suoi collaboratori – ha voluto immaginare per l’anniversario de Il Nuovo Diario Messaggero. Un compleanno che si inserisce nel momento non certo facile che il nostro Paese sta vivendo ed in cui cercare di fare accogliere la positività del futuro non è certo semplice. Eppure, in questo compito il settimanale diocesano di Imola e le altre quasi 200 testate aderenti alla Federazione italiana dei settimanali cattolici, sanno di poter contare ancora di più su quella che è la loro forza e la loro caratteristica peculiare: il legame profondo con un territorio in cui vivere quotidianamente un giornalismo di prossimità. Certamente può sembrare strano e antistorico parlare di territorio in un’epoca come la nostra dove una delle caratteristiche fondanti della digitalità sembra proprio essere la sua incollocabilità fisica e temporale: ma il territorio per un giornalista cattolico non rappresenta solo ciò di cui si occupa ma prima di tutto un coloro a cui si rivolge. Prima di essere luogo fisico è luogo teologico. Ai discepoli che gli domandano dove abiti, Gesù non risponde con un indirizzo di una città o di una via ma dicendo loro: “venite e vedete”. In questo modo il settimanale si fa “compagno di strada” ed esercita nel migliore dei modi quella “diakonia informativa” cui è chiamato nel servizio alla Chiesa ma anche all’intera società civile. Una diakonia informativa che permette alle nostre testate di poter divenire “coscienza civile” e quindi parte fondamentale della democrazia nell’intero Paese senza paura di affrontare tematiche e fare emergere urgenze e criticità che spesso non trovano spazio sul resto del panorama massmediale. Il Nuovo Diario Messaggero ha saputo in questi anni fare informazione divenente anche luogo di formazione per tanti giovani: alcuni hanno maturato grazie a questa esperienza la scelta di fare del giornalismo la propria professione, altri hanno indirizzato le proprie strade lavorative verso altre mete. Per tutti, però, quella della redazione è stata prima di tutto una scuola di vita all’impegno civile: una realtà di cui il nostro Paese ha profondamente bisogno. Ed è questo che anche in momenti non semplici per l’intero sistema dell’editoria nazionale ed internazionale ci aiuta a continuare a lavorare per proporre il futuro come “realtà positiva e possibile”.
Mauro Ungaro,
presidente Federazione Italiana Settimanali Cattolici