La premessa fondamentale è e rimarrà sempre la consapevolezza del momento che stiamo attraversando, unico nella storia. L’emergenza vera non la stiamo toccando con mano e, probabilmente, quello che stiamo vivendo è “il meno peggio” che ci potesse capitare. Queste sono le parole e i pensieri di uno studente romantico, innamorato della scuola e di tutti i suoi difetti. Dire che ho sempre amato andare a scuola è ovviamente esagerato, ma di sicuro non mi è mai dispiaciuto, e non di certo perché mi piacesse studiare. Il motivo è che forse ho sempre avuto la vaga sensazione che il giorno in cui non avrei più potuto vivere certi momenti sarebbe arrivato prima del previsto, che non avrei fatto in tempo ad accorgermene e mi sarei ritrovato a postare su Instagram “anch’io #maturo”, e leggere il simpaticone di turno che scrive nei commenti “ce la fanno proprio tutti” … Purtroppo, da un anno a questa parte, quella sensazione si è trasformata in realtà. Ma non è stata la maturità a toglierci tutto, è stato il Covid. Non voglio soffermarmi su quanto, da un punto di vista didattico, la Dad (didattica a distanza) sia inferiore alle ore in presenza, e nemmeno su quanto sia più agevole per noi studenti (è una bazza, non prendiamoci in giro…). Vorrei invece soffermarmi su tutte quelle esperienze, quegli attimi, quei momenti che da un giorno all’altro ci sono stati portati via, e che non sappiamo se e quando avremo indietro. Non so voi, ma io vivevo le ore a scuola per quei momenti: il casino nei corridoi, le chiacchere col vicino di banco, scendere al piano di sotto per vedere le nuove primine, gli sguardi che dicono tutto con quella tua amica negl’intervalli, tentar di rubare le merendine dalle macchinette e scappare dalle bidelle che urlano e minacciano di chiamare la preside, superare la fila dal paninaro e magari chiedere un morso del panino al tuo amico. E poi vogliamo parlare delle assemblee d’istituto, delle gite scolastiche e di quel che succedeva negli spogliatoi durante le ore di educazione fisica? Sono sicuro che chiunque, dal più anziano al neo diplomato, si porti dietro tutta una serie infinita di ricordi e di momenti passati dentro quelle quattro mura, e forse tutti noi sottovalutiamo la bellezza e la forza di quei ricordi, sono proprio loro che in quei pochi attimi in cui ci fermiamo a ricordare il passato ci fanno bruciare il petto, facendoci sentire vivi per davvero. Una delle mie paure ad oggi è quella di trovarmi a cinquant’anni con qualche amico al bar e di dover ricordare con loro i nostri ultimi anni di scuola, e riuscire a pensare solo alla faccia di un professore dentro il monitor del computer, e la mia festa di maturità festeggiata proprio come quella per i miei 18 anni: in casa con mia madre e mio padre.

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Luca Carofiglio

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