Con la mente e con il cuore è il titolo di un ricco, polifonico volume che ripercorre con dovizia di dettagli e di preziose informazioni la vita della stampa cattolica imolese dagli albori del XX secolo ai nostri giorni. I giornali della Diocesi di Imola, infatti, si sono distinti nel tempo per solidità e capacità d’intercettare l’opinione pubblica di riferimento, ponendosi in dialogo costante con la realtà cittadina e territoriale. Per gli studiosi di storia urbana e regionale, sfogliare le pagine di un periodico come L’Eco o quelle del Diario e del Nuovo Diario nei suoi vari passaggi, rappresenta ancora un appuntamento inevitabile: la vita sociale, culturale e religiosa che transita fra quelle pagine d’inchiostro sarebbe irrecuperabile, con il medesimo nitore, attraverso altre fonti. Naturalmente, e mi riferisco soprattutto ai decenni del Novecento nei quali la stampa locale è stata decisiva per la costruzione di un’opinione e di un’identità civica, l’esuberanza “narrativa” del contesto imolese non è estranea a questo percorso: altri filoni politico-culturali, infatti, hanno affiancato, spesso dialetticamente, l’itinerario dei fogli diocesani, alimentando una vis polemica che solo il periodo più recente ha attenuato. Di tutto ciò Andrea Ferri e gli altri curatori, nella loro attenta disamina, restituiscono il profilo, inserendolo nel clima delle varie fasi storiche: le speranze dischiuse dalla Rerum Novarum; la tensione all’impegno da parte dei cattolici, anche in “periferia”; la presenza di sacerdoti come don Domenico Conti, pronti a raccogliere il guanto di sfida gettato dalla parte laica, già abituata ad utilizzare la carta stampata come veicolo di apostolato e di propaganda. Da parte di Conti, uomo di solida cultura, si aggiunge poi un’istintiva propensione pedagogica, che lo consegna all’ambiente dell’Italietta di fine secolo, desiderosa di crescere, di educarsi, di formare le generazioni future. Di grande interesse sono poi le pagine che ricostruiscono l’età giolittiana a Imola, con l’Eco e poi il Diario di don Cortini, ormai stabilmente inseriti nel contesto dell’“offerta” di periodici territoriali. Sono anni di anticlericalismo pesante, ma anche di un’organizzazione, da parte moderata e cattolica, sempre più in linea con la modernizzazione del linguaggio politico. Lo si desume dai conflitti elettorali, specie quelli amministrativi, che vedono accesa la macchina della partecipazione, ormai sempre più estesa anche alle campagne. Imola, fucina di dibattiti e di personalità rilevanti, funge da battistrada per il resto della Romagna, dove si generano analogamente correnti che competono per il controllo della “piccola patria” attraverso fogli, per lo più settimanali, sventolati come bandiere, sulle cui pagine si consumano i duelli fra penne avversarie. Il Diario, sotto la direzione di don Bettelli, abbandonerà, negli anni del fascismo, la facies battagliera e civicamente impegnata per adeguarsi ai toni imposti dal regime; riuscirà in questo modo a sopravvivere, rientrando in un ambito più specificamente religioso, pagando il pedaggio degli omaggi rituali alla dittatura e alla monarchia. Interessante la documentazione di prima mano prodotta: grazie ad una minuziosa conoscenza degli archivi, Andrea Ferri recupera i carteggi e dà voce ai protagonisti. Colpisce, nel 1920, la “politicizzazione” del giornale, schierato sul versante della Fratellanza colonica, spina dorsale dell’elettorato del Partito Popolare, secondo l’inevitabile logica amico/nemico di quegli anni tormentati. Nel primo dopoguerra, a Lugo, l’altro centro importante della Diocesi, nasce un periodo, il Messaggero, che avrà vita propria fino al 1984, confluendo poi in un’unica testa, Il Nuovo Diario Messaggero. L’operazione, guidata da don Giacometti, s’iscrive in un disegno di cui il vescovo, mons. Dardani, offre una nitida interpretazione: «il settimanale aderisce alla situazione locale con quella maggiore concretezza che gli deriva dall’essere specchio della vita vissuta, e in modo tutto particolare dall’essere portavoce dalla Comunità Diocesana… Nella Diocesi il settimanale stimola e diffonde il collegamento, le iniziative, le testimonianze, il confronto delle idee; ci informa sui fatti di casa nostra; affronta i nostri problemi». La direzione dei religiosi dura, pur con qualche breve interludio, fino al 2004 (don Giacometti e don Renzi); poi è la volta dei laici: il prof. Evaristo Campomori e, dal 2010, Andrea Ferri, tuttora in carica. La ricostruzione relativa al periodo post 1984 si fa inevitabilmente più cronachistica, da un lato, e più ricca di testimonianze, dall’altro: dalla redazione e dalle pagine del Nuovo Diario Messaggero sono davvero passati in tanti: una porzione non trascurabile di società imolese e lughese. Trovo opportuna la scelta, compiuta da Andrea Ferri, che d’altronde è anche storico e appassionato editore di fonti documentarie, di sigillare 120 anni di attività in un testo cartaceo, ponderoso, controcorrente (rispetto all’immaterialità oggi in voga): i libri comunque resteranno e, soprattutto se così densi di vita comunitaria, finiranno per rappresentare un punto di riferimento anche in avvenire. La memoria è labile. Quella digitale, poi, ha la proprietà particolare di poter essere riscritta in continuazione. Ben venga, dunque, l’autorevole solidità di Con la mente e con il cuore.
Roberto Balzani,
Ordinario di storia contemporanea
all’Università di Bologna