Come spesso avviene a Imola, il mutare di equilibri e obiettivi strategici matura in modo silenzioso, dietro le quinte del proscenio politico e senza grancasse mediatiche. Spesso è possibile percepirlo solo da lievi increspature della superficie in apparenza statica della vita cittadina, che in molti casi possono apparire tra loro disgiunte, ma sono in realtà strettamente connesse. È forse utile indicarne alcune, riguardanti non solo gli ambiti istituzionali, ma i principali asset strategici del nostro territorio: il Consorzio Ami, la Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, la galassia del sistema cooperativo. L’indisponibilità formalmente comunicata del direttore generale Con.ami ad accettare la conferma del suo incarico quinquennale, scaduto il 31 dicembre, salvo una proroga transitoria, indica differenza di prospettive sul ruolo e sulle priorità del consorzio e sui rapporti con Hera, di cui Con.ami è rilevante azionista e il cui presidente siede nel cda della multiservizi bolognese. Il riaffiorare del dibattito sul destino della discarica di via Pediano si comprende meglio in questo scenario. Nella Fondazione Cassa di Risparmio è in corso un riassetto di equilibri che vede il ridimensionamento dell’ala liberale storica, con una modifica statutaria che priva le associazioni ad essa afferenti del potere di designare tre membri del consiglio generale, designandone invece altre caratterizzate da un più ampio numero di associati. La nomina a vice presidente della Fondazione del presidente della Lega Cooperative di Imola indica anch’essa un nuovo corso. Il tessuto cooperativo, un tempo determinante negli equilibri politici locali, appare oggi sottoposto in alcune sue parti a forti opposte torsioni, che da un lato spingono ad arroccamenti di posizione, facendo leva sulla rete di relazioni istituzionali, dall’altro mostrano un parziale indebolimento della visione prospettica e del principale punto di forza, cioè la capacità di contemperare l’approccio manageriale indispensabile al governo di un’impresa con i principi solidaristici propri della cooperazione. Il rischio è duplice: divenire imprese tout court, solo formalmente cooperative, o divenire cooperative sociali, meno influenti in ambito imprenditoriale. Importanti scelte politiche, economiche e culturali attendono di essere definite nei prossimi anni: il ruolo del complesso Osservanza, la crescita del polo universitario imolese, il ripensamento strutturale della macchina amministrativa locale, la rivitalizzazione del tessuto economico, sempre più impoverito, a cui la pandemia sta finendo di infliggere duri colpi. Infine sarà necessario affrontare il nodo gordiano del ruolo di Imola in ambito regionale (romagnolo ed emiliano). Se non si sa ciò che si vuole, certamente non lo si avrà.

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Andrea Ferri
direttore Il Nuovo Diario Messaggero

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