La voluta enfasi del titolo stimola due domande: nell’era della globalizzazione, come si può pensare di governare e valorizzare un territorio arroccandosi in anacronistici campanilismi? Nell’era in cui la globalizzazione ha mostrato e mostra tutti i suoi limiti e incapacità di rispondere appieno ai bisogni reali delle persone e delle comunità, come si può pensare di governare e valorizzare un territorio senza fare leva sulle sue preziose peculiarità, potenzialità e radici identitarie? Nell’antinomia tra queste due domande retoriche è racchiusa tutta la difficoltà a individuare e percorrere l’impervio sentiero che tiene in equilibrio la duplice esigenza di local e global della nostra realtà territoriale. Un esempio, posto sotto gli occhi di tutti dalla devastante pandemia che ancora oggi ci affligge: l’Ausl di Imola ha operato nell’autonomia dei suoi organi decisionali e in fortissima sinergia con le aziende sanitarie confinanti; senza autonomia o senza sinergia si sarebbero certamente ottenuti risultati di gran lunga meno efficaci e insufficienti. E poiché – come sempre – le intenzioni sono rivelate dalle azioni e non dalle parole, occorre accentrare l’attenzione sulle scelte fatte e prossime a farsi che riguardano nomine, investimenti e formazione. Su quest’ultima un segnale fortemente positivo giunge dalle iniziative del corso di laurea in meccatronica e dell’Officina digitale, che mirano a formare e inserire nel tessuto economico locale figure professionali elevate, utilizzando le sedi universitarie imolesi; una scelta lungimirante in cui sono spesi gli imprenditori locali e la Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, che risponde bene all’esigenza di presidiare e arricchire un territorio senza costruire muri, ma neppure temporary shop per aziende o istituzioni esterne.
Per il delicatissimo settore delle nomine continua a sorprendere la frequente scelta di non affidare ruoli chiave a persone di questo territorio; e non per la vacua motivazione per cui un luogo di residenza locale sulla carta di identità sia garanzia di qualità, ma perché le realtà locali, con i suoi pregi, limiti e peculiarità, sono (spesso) meglio compresi, interpretati e posti in valore da chi li vive e respira. Infine per quanto attiene agli investimenti è altrettanto importante il rapporto con Hera, Città metropolitana e Regione Emilia Romagna, enti dove spesso inclusione e subordinazione rischiano di essere sinonimi.
Andrea Ferri