6, Febbraio, 2025

L’edilizia in Imola: il passato e il presente

Diversi giorni or sono il Comune di Imola, tramite lo Sportello edilizia ha pubblicato un manifesto dal titolo Avviso pubblico per manifestazione di interesse per la definizione della “strategia” del Pug del Nuovo Circondario Imolese, approvato con delibera di Giunta comunale del 23 luglio scorso, dove si invitano i singoli cittadini, le imprese, gli operatori economici, le associazioni o tutti coloro aventi titolo, a formulare proposte di trasformazione di aree inserite nel territorio imolese. L’avviso precisa poi che si tratta di una campagna informativa e finalizzata esclusivamente alla predisposizione di una ricognizione delle proposte da parte dei singoli richiedenti e non di offerte onerose da fare alla pubblica amministrazione. In pratica si cercano suggerimenti per impostare la variante generale al vigente Piano Urbanistico che avrà una nuova abbreviazione, il Pug ossia Piano urbanistico generale e da quello che si riesce a capire, andrà anche a modificare l’attuale Rue, il regolamento urbanistico edilizio. È giusto guardare in avanti, prendere in considerazione il futuro e approntare le strategie per affrontarlo al meglio, ma, ad avviso di chi scrive, occorre anche una verifica, un controllo di quanto era stato previsto con il Prg precedente per vedere e capire cosa era stato previsto e non fatto o non previsto e realizzato, un attento esame del Documento preliminare per la nuova pianificazione comunale, redatto e proposto dagli estensori del Piano medesimo e dato alle stampe nel giugno del 1995.
Il passato insegna per il presente e in particolare mostra gli eventuali errori da non ripetere, le mancanze da sanare, le parti non finite da completare.
Alcune e semplici indicazioni: il complesso dell’Osservanza e il progetto di Gae Aulenti, le grandi aree a ridosso e a valle della ferrovia, vanno affrontate e risolte, come pure in campo industriale occorre affrontare il destino della vecchia Benati e della proprietà ingessata della ditta Basso di Treviso a ridosso del casello autostradale, in una con i terreni della ex Cesi.
Ma ora viene spontanea una domanda: l’apparato dell’edilizia come si mostra ai giorni nostri, come è uscito dal triste periodo della pandemia?
Si potrebbe rispondere, a prima vista, che meglio di così, specie nel campo della ristrutturazione, non poteva andare. Un flesso, ma non troppo si può vedere solamente nella richiesta di edilizia industriale.
Il decreto legge n. 34 del 2020 convertito nella legge 77 dello stesso anno, prende il nome di decreto Rilancio, nell’ambito delle misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19: chi non conosce il superbonus del 110% di detrazione delle spese? Dunque per il recupero del patrimonio edilizio e per la riqualificazione energetica degli immobili esistenti, il proprietario non spende nulla, anzi se è bravo sembra guadagnare il 10%.
Questa legge è stata sbandierata ai quattro venti come medicina miracolosa per sollevare definitivamente una branca povera dell’economia, in quanto le precedenti norme in materia, consentivano la detrazione solamente dal 50 al 85% delle spese spettanti per gli interventi edilizi sul patrimonio esistente: troppo poco per i proprietari.
A tutt’oggi il risultato complessivo lascia a desiderare, sicuramente la legge 77 del 2020 un effetto lo ha generato, un risultato lo ha raggiunto: il quasi totale raddoppio del costo delle materie prime e l’impossibilità di trovare una benchè minima impresa per eseguire un benchè minimo lavoro murario di necessità.
Il decreto Rilancio si potrebbe paragonare al “reddito di cittadinanza” che sarebbe un giusto riconoscimento dello stato di povertà di una fascia di persone indigenti, solo che ieri l’ultima notizia riportata al riguardo sembra che ne abbiano usufruito anche indebitamente 120.000 persone, esattamente cento ventimila.
Ma almeno l’intenzione e la previsione di chi aveva formulato la legge era quella di aiutare le persone povere, (ed effettivamente ce ne sono, come ci sono anche quelle poco oneste) ora viene da chiedersi: ma con il superbonus, il legislatore intendeva aiutare i proprietari di immobili ritenendoli persone povere?
La risposta al lettore, ognuno è libero di pensare quello che crede o che ritiene opportuno. Ma una domanda viene spontanea; perché poi aiutare solo l’edilizia? E gli altri rami del grande albero dell’economia non hanno gli stessi diritti?
E infine il decreto Rilancio ha ottenuto sicuramente un altro non piccolo effetto: l’intasamento degli uffici tecnici comunali che si sono visti arrivare sulle loro scrivanie una valanga di richieste, di domande a cui rispondere, di pratiche da controllare, di documenti da verificare, in cambio di pochi oneri di urbanizzazione da riscuotere. Il risultato è assai evidente: se si chiede un appuntamento ad un tecnico comunale per un’informazione o per l’esame di una pratica, l’attesa ora è di diversi mesi.
Quale previsione a venire? Vien da rispondere come il Manzoni: Ai posteri l’ardua sentenza!
Mario Giberti,
architetto

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