Riprendere l’attività scolastica dopo un periodo di vacanza, anche se relativamente breve, è sempre problematico sia per i docenti e personale della scuola, ma soprattutto per gli alunni. Ma quest’anno la ripresa ha coinciso con un marcato accentuarsi della pandemia che ha provocato discussioni e polemiche nelle quali le diverse prese di posizione, a volte contrapposte, hanno messo in evidenza, ancora una volta, il bisogno di attraversare le difficoltà immediate e ricentrarsi su quel livello del problema educativo che chiama di nuovo in gioco la persona. Anzitutto è stato necessario decidere se riaprire le scuole “in presenza” per rispondere alla giusta esigenza che tutti avvertono di una proposta educativa che avvenga in un contesto non solo di rapporto virtuale. È chiaro che riaprire le scuole deve fare i conti con il rischio che la “prossimità” aumenti la probabilità del contagio con le drammatiche conseguenze che tutti conosciamo. In alternativa la ormai nota didattica a distanza.
La scelta della didattica in presenza risponde giustamente al bisogno di un itinerario educativo fatto non solo di nozioni da imparare, ma di un rapporto umano nel quale il contenuto venga trasmesso in modo da suscitare il fascino dell’apprendimento. Ed è su tale fascino che chiunque abbia a cuore il mondo giovanile deve fissare l’attenzione. Nelle interminabili discussioni sulla ripresa dell’anno scolastico raramente si focalizza questo aspetto, come se la dimensione organizzativa garantisse di per sé l’educazione dei giovani. Giovani che bombardati da mille sollecitazioni spesso non incontrano adulti, genitori e docenti, che nell’insegnamento comunichino una passione, un gusto, un fascino che solleciti l’impegno e il desiderio di una conoscenza esistenziale, non solo nozionistica.
Credo che se noi adulti ci voltiamo indietro e ripensiamo alla nostra vita non possiamo non ritrovare volti, persone, che hanno favorito l’orientamento della nostra esistenza aprendo davanti ai nostri occhi orizzonti imprevisti, così attraenti da rendere veramente ragionevole anche il nostro impegno.
Il tempo nel quale ci troviamo mette tutti a dura prova e da un certo punto di vista fa piazza pulita di certe sicurezze nelle quali rischiamo di assestarci riducendo la vita ad un meccanicismo che non risponde al bisogno infinito che ci caratterizza.
Forse, più che mai, all’inquieto modo giovanile che tante volte sfoga la propria inquietudine su ingannevoli strade, urge l’incontro con adulti certi ed appassionati, desiderosi di comunicare non appena regole e doveri, ma il fascino di una intensità di vita che apra prospettive nuove anche per loro. Non uno schema, dunque, ma un vero rischio educativo.
Don Pierpaolo Pasini
direttore Ufficio pastorale scolastica