Tra i tanti compiti che la Chiesa Cattolica deve affrontare nel suo incedere storico, quello educativo è sicuramente prioritario. Ovviamente l’espressione di tale responsabilità non è riducibile all’intensa e gravosa opera che si svolge nelle tante scuole cattoliche che, grazie a Dio, continuano ad essere presenti nella nostra diocesi. L’annuncio catechetico, i gruppi giovanili, le realtà associative costituiscono una rete poliedrica significativa che ha a cuore la crescita umana e cristiana delle nuove generazioni. In questo contesto le Scuole Cattoliche hanno un’importanza fondamentale che si è resa ancora più evidente in questi due anni di pandemia proprio davanti alle grandi problematiche che è stato necessario affrontare.
Una famiglia che decide di servirsi per i propri figli di tali strutture mette in conto a priori un impegno economico che a volte si rivela gravoso e che può essere sostenuto solo se per i genitori è chiara la scelta e l’orientamento educativo.
Tale decisione può favorire un maggiore coinvolgimento con la struttura stessa e rendere più partecipi non solo della gestione ma dello stesso compito educativo.
Papa Francesco circa tre anni fa ha proposto a tutta la Chiesa di ripensare al rischio educativo non come compito specialistico delegato ai docenti ma, affidato ad un soggetto che ha chiamato “Villaggio globale”, nel quale entrano tutti i livelli della realtà umana.
Questo credo sia la sfida che la scuola cattolica deve affrontare, una sfida che è permanente, e che deve essere sempre affrontata tenendo conto della realtà storica nella quale ci si trova. Molti psicologi e psichiatri sono concordi nel ritenere che questi due anni di pandemia hanno messo in evidenza, soprattutto nel mondo giovanile, un’assenza di speranza che appiattisce la vita e le toglie vigore.
Parlare di sostegno alla scuola cattolica non significa appena contribuire economicamente a queste importanti realtà. C’è una domanda che deve, per così dire, “inquietare noi adulti”: “Su quale fondamento stiamo costruendo la nostra vita e quale speranza abbiamo nel presente e perciò nel futuro?” Perché i bambini e in particolare i giovani guardano e riconoscono ciò che corrisponde al loro cuore e di questo hanno bisogno.
Nel vasto variegato panorama delle scuole cattoliche della Diocesi esistono genitori e docenti che riconoscono come propria questa preoccupazione e stanno interrogandosi e operando perché questa dia sempre più forma alle strutture educative dei loro figli e alunni.
Così avanza la costruzione di quel “Villaggio globale” che tanto sta a cuore al Santo Padre e che diventa contesto favorevole per un autentico rischio educativo.
Carmen Falconi
coordinatrice diocesana per le scuole paritarie