La tragedia della guerra di invasione russa in Ucraina ha posto comprensibilmente in ombra un evento tenutosi a Roma il 9 marzo scorso: Ditelo sui tetti, promosso da un network di una settantina di associazioni di ispirazione cattolica. Aperto da un intervento del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, si è concluso con una lectio magistralis del cardinale Pietro Parolin, segretario di stato della Santa Sede, in cui il porporato ha riaffermato «la libertà della Chiesa e dei cristiani di esprimere anche nell’ambito pubblico pensieri, azioni e comportamenti corrispondenti alla propria fede con il pieno diritto di sollecitare, ben oltre la sfera del privato, corrispondenti azioni pubbliche e leggi a tutela dei valori professati».
L’evento ha richiamato l’attenzione sul ruolo dei cattolici in politica e del modo con cui deve estrinsecarsi dopo la fine del partito unico dei cattolici.
Il proposito di disseminare presenza cattolica in tutti i partiti, innestandosi sul progressivo liquefarsi dei valori ideali di ciascuno di essi si è rivelato sostanzialmente inefficace, poiché cattolici sono presenti praticamente in tutte le compagini politiche, ma in tutte sostanzialmente ininfluenti, sia a livello nazionale che locale. Non solo, ogni qualvolta le posizioni di un partito divergono da quelle cattoliche su temi dirimenti, nessun esponente cattolico di quel partito ha abbandonato le prime per aderire alle seconde.
Nei paesi democratici le decisioni si prendono a maggioranza (di seggi, non di voti alle elezioni). Per essere incisivi e influenti occorre disporre di un numero di seggi determinante.
Per disporre di un numero di seggi determinante occorre cumulare un numero consistente di voti.
Per cumulare un numero consistente di voti occorre unirsi all’interno di un partito o di una coalizione di partiti. Per ottenere risultati significativi occorre quindi evitare ogni tipo di frammentazione.
Andrea Ferri