Un portone, un terrazzo, un cancello, una colonna. Davanti ai quali passiamo ogni giorno, ma a cui non abbiamo mai fatto caso. Tanto da stupirci quando ci si presenta l’occasione di fermarci e osservare meglio, da vicino, nel dettaglio. Quei particolari sono sempre stati lì, eppure è come se li vedessimo per la prima volta. Proprio con questo scopo nasce il nuovo libro di Aisa, l’Associazione per Imola storico artistica guidata da Andrea Ferri, che si intitola Sotto gli occhi nella città. Dettagli d’Imola. Il volume, curato da Laura Berti Ceroni e Alessandro Seravalli (edito da La Mandragora), raccoglie alcune centinaia di fotografie divise per categorie, dagli androni ai batacchi, dalle finestre agli stemmi e verrà presentato sabato 28 maggio nella splendida cornice del salone grande del Museo diocesano di Imola (piazza Duomo 1). L’incontro inizierà alle 17 e sarà l’occasione per parlare con i curatori del volume, una pubblicazione imperdibile per chi vuole conoscere i dettagli “nascosti in bella vista” nel centro di Imola e la loro storia.
Passeggiando senza fretta
Oltre alle immagini, per ogni capitolo, c’è anche una mappa che è possibile consultare per individuare la collocazione dei vari particolari del centro città. Una guida agile, che può essere consultata durante una passeggiata in centro storico, ma anche una piacevole lettura da sfogliare nella tranquillità della propria casa, ripromettendosi, al prossimo passaggio in centro, di fare attenzione a questo o quel dettaglio. «In questa raccolta di portoni, finestre e comignoli, colonne e capitelli – scrive Oriana Orsi nella prefazione – è tracciato un percorso urbano, una geografia personale e insieme collettiva nella quale ogni abitante di Imola si può ritrovare e, perché no, incominciare egli stesso una passeggiata lenta e sentimentale alla scoperta di preziosi dettagli finora mai osservati».
Le immagini derivano dalla selezione di una estesa campagna fotografica realizzata nel 2007 per una mostra in collaborazione con il Comune di Imola che si tenne in biblioteca. Si intitolava La città e il sacro ed era curata dal gruppo giovani della Parrocchia di San Francesco. In quell’occasione furono utilizzate solo una decina delle migliaia di foto acquisite. «Partendo da questo materiale – spiegano Berti Ceroni e Seravalli – abbiamo classificato circa 300 foto di dettagli del centro storico di Imola, comparando le diverse forme esistenti di aperture, di filtri architettonici e funzionali, di dettagli presenti nelle strade del centro. L’esito costituisce un invito a passeggiare per le vie della città alzando lo sguardo per scorgerli e riconoscerli, ma anche un tentativo divulgativo di fare emergere l’eterogeneità delle loro forme e colori. Un mosaico che compone lo spazio urbano, tanti elementi unici di cui è bello scoprire o riscoprire la storia e il significato».
Tra dentro e fuori
Si parte dagli androni, che danno modo di sbirciare nei palazzi della città e intuirne il pregio o la funzione degli ambienti interni. Dalla via Emilia a via Saragozza, da via Zampieri a via Giovanni da Imola, sono tanti gli androni, i passaggi, le cancellate che meritano di essere osservati da vicino.
Continuando la passeggiata lungo le vie del centro, è facile imbattersi in colonne e portici. «Offrivano riparo dalle intemperie e dal sole e spesso costituivano un mezzo per l’espansione di attività commerciali e artigiane, e rendevano meglio abitabili i pianterreni, isolandoli dalla sporcizia delle strade. Senza raggiungere il record bolognese dei 38 km nel solo centro storico, anche numerosi palazzi imolesi presentano o presentavano portici colonnati. Oggi di molti di questi si legge solo la presenza tra le tamponature delle pareti, e se ne colgono ancora i capitelli, la varietà dei fusti delle colonne, dei pilastri, degli archi, degli architravi. Il portico più noto è probabilmente quello di palazzo Sersanti, un tempo detto anche del pavaglione per la presenza del mercato dei bachi da seta». E mentre lo sguardo sale oltre le colonne, incontra le finestre dei palazzi, «che nel centro di Imola si affacciano ovunque, come se le case fossero corpi in cerca di respiro. Grandi e piccole spuntano dalle facciate e dai tetti, si aprono su strade principali e vicoli secondari, si aprono e si chiudono secondo le attività delle persone, l’ora del giorno, i picchi di luce».
L’occhio corre ancora, trova i balconi e le terrazze, «che permettono la comunicazione tra interno ed esterno da un punto di vista privilegiato», con i parapetti spesso decorati, che creano «infiniti temi e disegni a decoro della città». Poi gli stemmi, i camini, le torrette. E infine le immagini e le decorazioni. «I muri dei palazzi di Imola offrono a chi li osserva molteplici testimonianze della sua storia cristiana e civile: edicole votive, targhe, iscrizioni, cartelli di vario tipo, affreschi. I muri diventano così, per i curiosi, una miniera di piccole storie. Basta alzare il naso per rendersene conto».
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