5, Febbraio, 2025

Il tempo del dono di sé

Ho trovato particolarmente interessante la lettura del racconto del calcetto saponato in Collegiata a Lugo, pubblicato nelle pagine de Il Nuovo Diario Messaggero la settimana scorsa. Sara e Annafosca, due ragazze che negli ultimi mesi hanno organizzato lo storico torneo delle scuole lughesi, scrivevano così: «L’impegno di noi giovani non si limita alla buona riuscita del calcetto: esso infatti vuole essere il paradigma della nostra vita. Perché lo scopo non è appena il divertimento, ma qualcosa di più grande: i ragazzi sono spronati a mettersi in gioco».
E poco dopo aggiungevano, concludendo l’articolo: «Al tempo stesso, si è reso evidente che il calcetto è solo un trampolino di lancio per tuffarci nella conoscenza di quel Mistero che ci fa, e quindi alla conoscenza anche di noi stessi, senza la paura di guardare in faccia quel groviglio che caratterizza la vita di noi giovani».
Le due ragazze hanno dedicato parte del loro tempo alla preparazione di un evento che, agli occhi dei più, può apparire una delle molteplici attività estive per i giovani. Una tra le tante. Oggi la scelta è molto vasta: per un ragazzo decidere cosa fare durante l’estate non è difficile perché l’offerta per divertirsi e ingannare il tempo è ricca.
Eppure c’è una fetta di giovani che decide di mettere a frutto il proprio tempo durante l’estate, liberato (almeno in parte) dall’ansia dello studio. Basti pensare alle settimane di Estate Ragazzi, dove tanti adolescenti si prendono cura dei bambini di elementari e medie, dedicando ore ed energie all’educazione dei più piccoli.
Le parrocchie e i luoghi dell’associazionismo ecclesiale si riempiono di vivacità in queste settimane che succedono la fine della scuola. Basta fare un giro tra città e paesi, fermarsi e guardare.
Alla base di tutto c’è ovviamente il gioco, che non è mai distrazione, ma l’occasione per stimolare ciascun bambino alla riflessione su di sé e su ciò che lo circonda, a partire dal rapporto con gli altri e con il creato. Non è un caso che le attività di quest’anno ruotino attorno al tema dell’avventura. L’avventuriero è colui che si mette lo zaino in spalla e parte, alla scoperta della realtà.
Tra poco, poi, partiranno i campi estivi per gli scout, i giovani dell’Azione Cattolica, i ragazzi dei Cavalieri del Graal e di Gioventù Studentesca e tanti altri gruppi, parrocchiali e non, che trovano in questo tipo di vacanza una chiamata per loro stessi. Perché preferire una cambusa e le notti in tenda ad una spiaggetta in riva al mare? Perché macinare chilometri in montagna invece che rilassarsi sotto l’ombrellone?
Oppure pensiamo per un attimo ai tanti giovani, attirati da ogni parte d’Italia, che ad agosto decidono di trascorre due settimane al convento dei frati Cappuccini per organizzare il mercatino missionario. Nessuno li obbliga, avrebbero il diritto di spendere il loro tempo libero facendo altro. Ecco, il punto è proprio qui: il tempo libero.
Anni fa, un grande professore ed educatore sosteneva: «I ragazzi si giudicano da come utilizzano il tempo libero. Il tempo libero è il tempo in cui uno non è obbligato a fare niente […]. Se un ragazzo o una persona matura disperde il tempo libero, non ama la vita: è sciocco. La vacanza, infatti, è il classico tempo in cui quasi tutti diventano sciocchi. Al contrario, la vacanza è il tempo più nobile dell’anno, perché è il momento in cui uno si impegna come vuole col valore che riconosce prevalente nella sua vita; oppure non si impegna affatto con niente e allora, appunto, è sciocco».
Il concetto è vero tanto per i ragazzi quanto per gli adulti. Ma che bello accorgersi che al giorno d’oggi ci sono giovani (sopra solo alcuni esempi) che «riconoscono come prevalente nella loro vita» quel Mistero – spesso neanche riconosciuto, ma avvertito – che dà gusto e senso alla vita stessa. Da qui non può che nascere un’intensità di vita che porta a donarla tutta.
L’impegno, la fatica, la dedizione, sono gli ingredienti per conoscere sempre di più se stessi. Chi non si sporca le mani difficilmente comprenderà qualcosa in più di sé. Nell’organizzazione di un calcetto saponato così come in parrocchia a far divertire dei bambini.
Davide Santandrea


 

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