È, per definizione, il momento più felice dell’anno. Di contro, la vigilia di Natale è il momento in cui solitudine e difficoltà fanno sentire ancora di più il loro peso. «Sono queste occasioni di festa le più difficili per chi già si trova in situazioni di fragilità» ammette il direttore della Caritas diocesana di Imola, Alessandro Zanoni.
Ecco perché anche quest’anno arriva per queste persone una buona notizia: la cena solidale organizzata la sera della vigilia da App&Down Production nell’ambito della rassegna Natale Zero Pare. «Il posto migliore dove farsi gli auguri» come recita lo slogan della manifestazione che torna ad animare il Natale imolese dopo due edizioni di stop causa pandemia e restrizioni. Lo schema è quello ormai consolidato che si poggia sulla solida rete dell’associazionismo imolese: Caritas, Croce rossa e Fondazione Santa Caterina le realtà coinvolte. «In questi giorni abbiamo distribuito gli inviti alle persone che seguiamo» spiega Zanoni -. Per chi partecipa è un’importante occasione di socialità. La solitudine spesso non è solo una conseguenza, ma sta anche all’origine delle difficoltà. Iniziative come quella di Natale Zero Pare fanno bene, rinsaldano le relazioni sociali». Alla serata, come nelle scorse edizioni, prenderanno parte anche il vescovo della Diocesi di Imola, monsignor Giovanni Mosciatti, e anche il sindaco Panieri ha confermato la presenza per un saluto e per portare gli auguri della città. Quest’anno poi si torna al gran completo, senza le preoccupazioni legate alla pandemia. «Siamo davvero felici di fare questo evento per la città – spiega Beppe Bianco di App&Down -. Natale Zero Pare è sempre stato un momento particolare, un’occasione per gli imolesi di scambiarsi gli auguri e incontrarsi, pensando anche a bambini e famiglie. E, con questa serata, anche a chi è in difficoltà».
Il motore della manifestazione e della cena solidale sono inoltre le tante persone che scelgono di mettere a disposizione il loro tempo: i volontari. «Il messaggio più bello è vedere quante persone ci chiamano e chiedono di poter partecipare, di dare una mano – sottolinea Bianco -. Segno che la cosa sta crescendo».
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