Problema camerieri: c’è offerta ma manca la domanda, soprattutto tra i giovani

I ristoratori: «Nessuno accetta più di lavorare nel weekend». La replica degli istituti alberghieri: «Giovani avviliti di fronte a turni molto impegnativi ricompensati da paghe poco gratificanti»


ovunque si registra un boom di offerte di lavoro nel mondo della ristorazione, ma pare che a Imola e nel circondario siano molte le attività che dichiarano difficoltà a trovare personale, soprattutto tra i giovani. Il leitmotiv è lo stesso per tutti i ristoratori: «Nessuno accetta più di lavorare tutte le sere, il sabato e i festivi». La difficoltà nel reperire personale si è rivelato però, per alcuni locali, un problema determinante. Come nel caso dell’Antico Tre Monti di Imola, gestito dai coniugi Ondina e Franco, che ha chiuso definitivamente i battenti il 30 dicembre scorso: «Mio marito ha 83 anni e in cucina era rimasto da solo. Trovare personale valido non è facile, quindi abbiamo dovuto chiudere».
Ma perché questa carenza di personale giovanile? Il motivo forse più rilevante è legato al rapporto ore lavorative-retribuzioni, sul quale si trovano concordi Raffaele Benni, presidente di A.Ri.Al.Co Imola, Stefano Rotondi, dirigente dell’Istituto alberghiero Artusi di Riolo Terme e Davide Belletti, professore di sala all’Istituto alberghiero Scappi di Castel San Pietro: «I giovani si avviliscono di fronte a turni molti impegnativi, ricompensati da stipendi poco gratificanti. Dovrebbe esserci più dialogo tra i gestori e gli aspiranti lavoratori». Ma generalizzare sarebbe un grave errore: c’è infatti una buona percentuale di ragazzi che si dedica con dedizione al lavoro di cameriere. Due esempi sono Sofia Sutera (20enne di Castel Guelfo) e Giacomo Orazi (imolese classe 2003), operativi entrambi anche nel weekend: «A fine turno è normale accusare la stanchezza, ma la fortuna è che ci piace davvero tanto quello che facciamo».

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