Si smarrisce in centro a Bologna. Lo ritrovano dopo ore in stazione dei treni a Imola: «Voleva andare a Rimini»

Il ragazzo (un 15enne con disabilità) si era allontanato dal padre. Aveva con sé una barca bianca e blu: «È la mia amica» ha ripetuto agli uomini della polizia. Sta bene ed è tornato coi genitori.

Andrea (nome di fantasia) ha 15 anni, ama le barche. Ne ha sempre in mano una, di colore bianco e blu. «È una mia amica», ripete. Andrea è un ragazzino speciale.

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È un pomeriggio di fine giugno quando alla polizia di Imola arriva una segnalazione dalla centrale operativa di Bologna: Andrea s’è perso e non sa tornare.

Andrea era col papà, come del resto tante altre volte. Lo aveva accompagnato anche in quel negozio, in centro a Bologna. Lo conosceva bene, il negozio, non era la prima volta che ci andava. Quella mattina, però, qualcosa è scattato in Andrea e si è allontanato dal padre proprio nel momento in cui lui si era fermato in bagno…

Ricerche su ricerche, poi la centrale operativa di Bologna attua il protocollo per le persone scomparse. Andrea, per fortuna, ha un telefono con sé. E una cella si aggancia alla stazione degli autobus di Imola, tra viale Andrea Costa e via Aspromonte. «La cella ha un raggio di un chilometro – spiegano dal commissariato imolese -. Siamo usciti subito a cercarlo, a piedi e con la volante, immaginando che potesse essere arrivato qui con l’autobus. Nel frattempo, la centrale di Bologna ha continuato a fornirci la posizione agganciata dal telefono».

Le ricerche sono proseguite senza sosta per ore. Da Bologna, intanto, fanno sapere che Andrea, in passato, è stato coi genitori al negozio cinese di viale Marconi. Ma quando la volante arriva sul posto, trova le serrande abbassate: «A quel punto abbiamo iniziato a passare al setaccio le immagini delle videocamere di sorveglianza. Avevamo la descrizione del ragazzo, di come era vestito, di cosa aveva con sé. In quel momento ci siamo resi conto che il raggio agganciato dalla cella arrivava fino alla stazione dei treni. Così siamo andati a perlustrarla, prima in esterno e poi all’interno».

E Andrea era lì, seduto su una panchina, al binario due, la barca bianca e blu ben stretta a sé: «È la mia amica» ha ripetuto agli uomini della polizia che lo hanno avvicinato con tatto e delicatezza: «Era arrivato col treno – raccontano -. Voleva andare a Rimini, c’era stato col padre e la madre e se la ricordava».

Andrea si fida dei poliziotti che, «con la dovuta cautela e assecondandolo in ogni suo desiderio», lo accompagnano fuori dalla stazione e lo fanno salire sulla volante.

Sono quasi le 21 quando, dopo nove ore di ricerca, il commissariato di polizia avvisa il 118 «perché i sanitari vengano a visitare Andrea» e, subito dopo, la madre del ragazzo, «scoppiata in un pianto liberatorio. Quando poi li abbiamo messi in vivavoce, Andrea l’ha riconosciuta e si è messo a ridere. E ha voluto bere (tre bottiglie d’acqua) e ha mangiato un panino col formaggio e prosciutto. Siamo stati con lui tutto il tempo», fin quando cioè i genitori – circa due ore dopo – «non hanno la patente, li ha accompagnati un parente» -, non sono venuti a recuperarlo.

Andrea s’è perso, ma ora è tornato a casa.


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