Il 5 novembre circa 244 milioni di cittadini statunitensi si recheranno alle urne per scegliere il prossimo presidente degli Stati Uniti. Chi vincerà tra Kamala Harris e Donald Trump? Lo chiediamo ai nostri imolians d’America.
Professore associato di matematica alla Texas Tech University, in Texas da oltre 12 anni, Giorgio Bornia (foto 1) ci scrive dalla città di Lubbock: «Io voto in anticipo con il cosiddetto early voting, per evitare le file del martedì del voto. Qui si vota anche al supermercato! Una volta ho votato nel giorno preciso e ho fatto una gran fila, in una chiesa in quel caso: si appoggiano come sede di voto a varie strutture di uso pubblico. Quanto alle previsioni, l’impressione è di un voto 50-50 molto stretto. Il tema caldo sono le ripercussioni in ambito internazionale sui vari conflitti. Qui l’atmosfera è tranquilla, non ho visto ancora nulla di particolare nella mia città. Non lo escludo a priori, ma credo si svolgerà tutto in modo pacato».
Da New York Chiara Benni (foto 2) spiega che «il sentore è che Trump vinca di nuovo, pure a New York che è da sempre una città democratica, ma dove ora si respira un’aria più repubblicana. Gli amici democratici con cui ho parlato di elezioni sono molto preoccupati e parlano di “fine del mondo” se vincesse Trump. Uno di loro mi ha addirittura consigliato di evitare viaggi su aerei o treni intorno al giorno delle elezioni perché potrebbero azionarsi movimenti anti-partito eletto nel caso vinca la Harris. In altre parole la situazione è tesa e c’è molta preoccupazione».
È un’imolian newyorkese anche Maria Grazia Facciolà (foto 3): «Le elezioni presidenziali del 2024 mi lasciano un senso di delusione profonda. In quattro anni non sono emerse alternative credibili né tra i repubblicani né tra i democratici. È frustrante vedere come il partito democratico abbia aspettato così a lungo per riconoscere che Biden non fosse adatto a ricandidarsi. Le proiezioni attuali mi spaventano, perché il rischio che un personaggio come Donald Trump possa vincere è concreto, anche se spero vivamente di sbagliarmi. Come possiamo dimenticare il tentativo di colpo di stato del gennaio 2021? Io ho già espresso il mio voto e mi auguro che anche gli indecisi si schierino per un presidente che crede ancora nei valori della democrazia. In bocca al lupo, Usa!».
Ha trascorso un anno di studio a Sydney nell’Ohio (2022-2023) e vi è tornata la scorsa estate per un mese Caterina Timoncini (foto 4), tuttora in contatto con la famiglia ospitante: «Nella cittadina in cui risiedevo gli abitanti sono in gran parte repubblicani, come in gran parte dell’Ohio. Mentre ad esempio a Cleveland, sempre nell’Ohio, sono democratici. Chi ha apprezzato Trump sostiene che con la sua presidenza hanno avuto modo di testare le conoscenze economiche, e hanno meno timori per quanto riguarda l’economia e le opportunità economiche per i cittadini, minori aumenti di prezzi e minor inflazione, mentre chi è per la Harris vorrebbe vedere qualcosa di nuovo anche considerando la sua attenzione per i diritti civili».
Infine, dalla California ecco Stefano Morotti (foto 5), professore associato di farmacologia all’università di Davis: «Dopo più di dieci anni in California, io e mia moglie Valentina siamo diventati cittadini americani in quest’ultimo anno e quindi partecipiamo per la prima volta alle elezioni presidenziali. Abbiamo ricevuto le schede (ballot) per posta, le compileremo in questi giorni per poi portarle a mano in uno dei punti di raccolta (ballot drop box) entro il 5 novembre. Qui la situazione in generale è molto tesa. Gli ultimi sondaggi danno Harris e Trump più o meno alla pari e si prevede quindi un arrivo sul filo di lana. Purtroppo questi sondaggi non sono troppo affidabili e hanno storicamente sottostimato Trump, per cui una sua seconda vittoria è un rischio molto concreto. Dopo 4 anni ininterrotti di campagna elettorale spinta, la popolazione è divisa come non mai e potrebbe succedere di tutto. L’attuale quadro socio-politico preoccupante non sembra destinato a risolversi nel breve termine, ma continuerà probabilmente ad influenzare le elezioni anche dopo l’uscita di scena di Trump. Per quel che ci riguarda, noi non siamo affatto contenti della deriva che ha preso questo Paese e siamo legittimamente in pensiero per il futuro delle nostro figlie Penelope (7 anni) e Camilla (3)».
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