Vivi, ama, sogna, credi – Pietro Cassani



Mentre mi accingevo a prendere l’ennesimo aereo che mi portava all’estero per un viaggio di lavoro, ho ricevuto la telefonata del direttore del Nuovo Diario Messaggero che mi chiedeva una riflessione sul ritorno degli angeli del fango. Appena prima della chiamata avevo dato una occhiata alle ultime notizie, mi sentivo oppresso e sfiduciato dalla troppa violenza, dai troppi morti in guerra o per omicidi domestici. Il riflettere sui giovani volontari che anche questa volta si sono armati di pale e buona volontà per affiancare i residenti delle zone alluvionate è stato come uno squarcio di luce nel cielo plumbeo.
Dopo questa immediata reazione, però, mi sono interrogato come mai questa richiesta il direttore l’avesse rivolta proprio a me: mi è sorto il dubbio sapesse che fra i tanti giovani imolesi apparsi sul Tg3 mentre soccorrevano nuovamente a Faenza le famiglie alluvionate c’era anche mio figlio.
Ho rivisto il suo viso alla sera dopo una estenuante giornata di lavoro con pale e carriole, coperto di fango ma raggiante di gioia! Quella gioia che nasce dal fare qualcosa per gli altri, gratuitamente, con l’unica ragione di essere vicini alla sofferenza altrui e di alleviare il peso del mistero del male.
Certo, il dolore e la sofferenza per un credente rimangono il mistero più grande a cui neanche Gesù ha dato una spiegazione ma ci ha dato la ricetta per sopportarlo ed accettarlo: la ricetta dell’amore.
Tanti di questi giovani si sono mossi insieme perché legati da una amicizia all’ombra della Chiesa.
Una amicizia che riempie la loro vita fatta di studio, sport, viaggi e qualche follia.
Ognuno di loro con un sogno che piano piano diventa sempre più chiaro e meglio definito.
Hanno spalato il fango insieme, facendosi coraggio a vicenda e vedendo che la loro opera concreta convertiva la delusione e talvolta la rabbia delle famiglie che dopo sedici mesi hanno visto nuovamente le loro case inondate.
Questi giovani dicono a noi di non sprofondare nel ‘fango’ della rassegnazione, della paura, dell’egoismo e dell’isolamento. Ci dicono di avere il coraggio di aprirci alla solidarietà e all’amicizia disinteressata, tenendo nel cuore le parole che Papa Francesco ha rivolto proprio a loro: «Impara la meraviglia, coltiva lo stupore, vivi, ama, credi. E soprattutto sogna, non avere paura di sognare, sogna».
Pietro Cassani

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