Dalla sala dei ristoranti stellati al ritorno al calcio giocato. L’ex giocatore dell’Imolese Calcio Julisan Ramoz aveva appeso gli scarpini al chiodo per dedicarsi alla sua vita lavorativa come cameriere al San Domenico e come imprenditore, ma quest’estate ha scelto di rimettersi in discussione accettando la proposta del Solarolo in Eccellenza. Dopo alcuni mesi dall’avvio di stagione ha deciso di accettare la corte del Placci Bubano in Prima Divisione e ritornare in quella che per lui è come una seconda casa.
«Quest’estate ho deciso di ritornare a giocare e nonostante la separazione con il Solarolo sono rimasto in buoni rapporti, tant’è che alleno ancora i bambini del settore giovanile – fa sapere Julisan Ramoz -. Sono andato via perché a 33 anni ho voglia di giocare ancora tanto. Ho sposato il progetto del Placci Bubano perché mi conoscono bene e c’è stima reciproca. Non avendo appunto continuità ho deciso di ritornare a casa. Amo la famiglia rossoblù perché è una società che crede molto nel calcio, c’è un grande attaccamento alla maglia e anche un bellissimo pubblico. Sono stato chiamato dal presidente e dal direttore sportivo e sono bastati cinque minuti per trovare un accordo. Mi hanno proposto un biennale per due stagioni, quest’anno l’obiettivo è arrivare ai playoff. Il prossimo anno, invece, cercheremo di vincere il campionato e tornare in Promozione».
Julisan non ha abbandonato il mondo della ristorazione: «Adesso lavoro a Villa Abbondanzi a Faenza e riesco a far combaciare i miei impegni. Ho ancora tanta voglia di dimostrare il mio valore – spiega -. In passato ho seminato bene e quindi ora posso raccogliere i frutti del lavoro fatto. C’è tantissima gente che mi vuole bene e mi stima. Fisicamente sto bene e l’obiettivo è continuare a dare sempre il massimo. A 33 anni non si deve essere giudicati per avere fatto un passo indietro. Bisogna avere la consapevolezza di riprovarci e di ripartire con umiltà. Penso di essere un buon giocatore e sono passato dall’Eccellenza alla Prima Categoria per cercare continuità. Non c’è nessuna vergogna nel fare un passo indietro, ma è questione di maturità».
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