I vescovi Tribbioli e Carrara a fianco del martire Cassiano

Nella messa in cattedrale del 19 dicembre la sepoltura dei resti mortali dei due vescovi di Imola

Le due urne contenenti i resti mortali di mons. Carrara e mons. Tribbioli


oggi, giovedì 19 dicembre, durante la messa delle 9.30, in cattedrale la Diocesi di Imola ha ricordato i suoi ultimi quattro vescovi tornati alla Casa del Padre.
La ricorrenza ha voluto celebrare il ricordo di monsignor Paolino Tribbioli, monsignor Benigno Carrara, monsignor Luigi Dardani e monsignor Giuseppe Fabiani. L’occasione è data dall’anniversario di morte di Dardani, poiché il 18 dicembre ricorrevano i 25 anni, ma siamo anche nell’anno in cui abbiamo celebrato i 50 di Carrara (27 luglio) e i cinque di Fabiani (25 giugno). Per l’occasione i resti mortali dei vescovi Tribbioli e Carrara sono riposti nella tomba dei vescovi, situata nella cripta della cattedrale di San Cassiano, dove sono collocate le spoglie del santo patrono della Diocesi.
Era il 2019, infatti, quando «in occasione della sepoltura di monsignor Fabiani nella tomba dei vescovi ci siamo accorti che lo spazio dedicato ai pastori della diocesi si stava esaurendo – spiega don Andrea Querzè, vicario generale della Diocesi -. Quella tomba rappresenta un luogo carico di significato per la Chiesa imolese: accoglie coloro che hanno guidato la comunità diocesana svolgendo il loro ministero proprio nella cattedrale, segno di una continuità pastorale e spirituale. Ma il problema dello spazio ha richiesto una soluzione: si è così deciso di trasferire temporaneamente le spoglie di due vescovi, Tribbioli e Carrara, nel campo di mineralizzazione. Questo processo, volto ad accelerare la decomposizione naturale, ha permesso in cinque anni di ridurre i resti in cassette di zinco, liberando così nuovo spazio».
Una scelta che non è solo dettata da ragioni pratiche, ma che sottolinea il valore della memoria e il rispetto per chi ha servito la diocesi. Monsignor Tribbioli, in particolare, «è una figura storica: ha attraversato entrambe le guerre mondiali in un periodo in cui i vescovi rimanevano in carica fino alla morte, un servizio lungo e ininterrotto» conclude don Querzè.

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Davide Santandrea

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