Perlustrare gli argini dei fiumi, geolocalizzare eventuali situazioni di criticità e segnalarle alle autorità competenti. I volontari dei comitati “Progetto futuro sicuro” di Traversara (Bagnacavallo), “Custodi del territorio” di Santerno (Ravenna) e “Noi ci siamo” di Ravenna uniscono le forze, sotto il coordinamento del geologo Claudio Miccoli, già dirigente regionale responsabile dell’area Reno e Po di Volano, per mantenere alta l’attenzione dopo le alluvioni che hanno colpito la Romagna.
«La Regione non è nelle condizioni di monitorare situazioni di cui è responsabile per legge – sottolinea Miccoli -. E non è una cosa semplice da digerire il fatto che debbano essere i cittadini a organizzarsi in maniera volontaria, senza chiedere niente, per compensare questa mancanza». Due gruppi di volontari sono già in azione: lungo il Santerno, con base operativa a San Bernardino, e sul Senio.
Il primo passo per un’azione di monitoraggio efficace è la formazione dei volontari. «Cerchiamo di fornire loro un quadro generale della problematica dei corsi d’acqua – entra nei particolari Miccoli -. Poi spieghiamo dove e che cosa guardare, come riconoscere un problema, vedi la mancanza di manutenzione, e come segnalarlo in maniera puntuale. E ci dividiamo le zone da perlustrare. Spesso si viene criticati perché si segnalano cose di qualsiasi genere, facendo perdere del tempo. Se, al contrario, ci si muove in modo coordinato e si fanno segnalazioni precise, diventa difficile sostenere che non si era a conoscenza di quello che stava succedendo».
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