Bolognese, classe 1945, Luigi Enzo Mattei è autore della porta Liberiana. Bronzea e imponente è incastonata sul lato sinistro del portico della basilica di Santa Maria Maggiore, che dal colle Esquilino domina la Città eterna. Realizzata in occasione del Grande Giubileo del 2000, l’8 dicembre 2001 la porta viene benedetta da papa Giovanni Paolo II e aperta per la prima volta l’1 gennaio 2016 da papa Francesco, inaugurando così il Giubileo della Misericordia. Esattamente nove anni più tardi, nel giorno in cui la Chiesa celebra la solennità di Maria santissima, la porta, che raffigura l’incontro tra il Cristo risorto e la Madre, è stata riaperta. Un’opera che – chi l’ha vista potrà confermare – conferisce alla basilica di Santa Maria Maggiore un fascino senza tempo e in cui, come ha affermato lo storico dell’arte Claudio Strinati, «è ancora possibile cogliere la coesistenza del retaggio dell’antichità classica e della Cristianità della modernità». Se nella basilica romana è installato il modello in bronzo, all’interno del museo diocesano di Imola è conservata, dal 2006, la versione della porta santa – sempre a grandezza naturale – in legno e terracotta (nella foto in basso). La firma è ancora una volta quella di Luigi Mattei, che domenica 26 gennaio sarà ospite al palazzo vescovile. Alle 16.30 lo scultore terrà la conferenza Ianua Coeli sulla porta da lui realizzata, accompagnando poi i visitatori, alle 17.30, a osservarla da vicino.
«Rispetto a quanto si potrebbe pensare, il modello è leggermente più grande – circa del 7% – della porta romana (le dimensioni del modello conservato al museo sono 395 × 240 × 40 cm, ndr) – sottolinea lo scultore bolognese nell’intervista al nostro settimanale (la trovate nel numero di giovedì 23 gennaio). Questo perché il bronzo, per sua natura, quando si fonde tende a rimpicciolirsi. Dopo aver realizzato la porta della basilica di Santa Maria Maggiore non ho buttato via gli stucchi. Li ho rifiniti e, lavorandoci poco più di un anno, l’ho ricostruita. I materiali sono più semplici, ma non per questo l’opera ha meno valore. Anzi. Penso che quella conservata al museo diocesano di Imola sia la versione più pura della porta Liberiana».
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