Una rotonda che porterà il suo nome, quattro sue opere in mostra al Museo diocesano e una mostra che verrà inaugurata nei prossimi mesi ai musei civici. Con queste iniziative Imola ricorda uno dei suoi cittadini illustri: Germano Sartelli, che proprio oggi, 31 gennaio 2025 avrebbe compiuto 100 anni.
Una vita dedicata all’arte, iniziata però tra mille difficoltà. Il padre lo abbandona senza mai riconoscerlo, tant’è che gli diedero un cognome inventato, Sartelli, appunto. Anche la madre non poté riconoscerlo subito, ma per ragioni differenti: era molto povera e per questo non in grado di occuparsi del figlio (in seguito assumerà il doppio cognome Orzi Sartelli). L’infanzia turbolenta non impedisce però a Germano di approfondire la sua passione per l’arte.
All’età di 13 anni, nel 1938, comincia a frequentare come apprendista il laboratorio di ebanisteria dell’intagliatore Gioacchino Meluzzi, dove inizia le sue prime prove artistiche. Da metà degli anni Quaranta si occupa di restauro di sculture in marmo, ripristinando, tra il 1946 e il 1947, le opere del ponte di Imola sulla via Emilia.
All’età di 13 anni, nel 1938, comincia a frequentare come apprendista il laboratorio di ebanisteria dell’intagliatore Gioacchino Meluzzi, dove inizia le sue prime prove artistiche. Da metà degli anni Quaranta si occupa di restauro di sculture in marmo, ripristinando, tra il 1946 e il 1947, le opere del ponte di Imola sulla via Emilia.
Nel dopoguerra frequenta gli ambienti artistici bolognesi, esponendo nel 1958 nella sua prima personale al Circolo della Cultura. Per 30 anni insegna pittura nell’atelier dell’ospedale psichiatrico Lolli, organizzando a Roma, nel 1954, una mostra di opere realizzate dai pazienti, riscuotendo grande interesse a livello nazionale. Nel 1962 arriva il Premio per la scultura da parte del ministero della pubblica istruzione, mentre nel ’64 partecipa alla 32ª Biennale di Venezia. La sua ricerca si affina di nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi materiali, introducendo stracci, fili metallici, cicche e cartine di sigarette, ai consueti ferro e legno. Utilizza nei suoi lavori le ragnatele, le paglie, i vimini. Dagli anni Settanta realizza sculture in lamiere e ferro, sperimentando anche legno e carta. Un rapporto continuo con la natura, sua principale fonte di ispirazione, come rimarca il figlio Lorenzo (qui trovate il video).
Sartelli viene a mancare l’8 settembre 2014, nello stesso anno esce il documentario Germano Sartelli. La forma delle cose, nel quale l’artista si racconta, scritto e diretto da Paolo Fiore Angelini.
A dieci anni dalla sua morte, nel 2024, la sua casa-laboratorio di Codrignano è stata inclusa nell’elenco delle Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna.
Oggi, 31 gennaio, il Comune di Imola gli intitolerà la rotonda di Sante Zennaro.
A dieci anni dalla sua morte, nel 2024, la sua casa-laboratorio di Codrignano è stata inclusa nell’elenco delle Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna.
Oggi, 31 gennaio, il Comune di Imola gli intitolerà la rotonda di Sante Zennaro.
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