È una notizia che squarcia il cielo: Emanuele Panetti sarà il nuovo allenatore della prima squadra dei Black Devils Merano nel prossimo campionato di Serie A Gold.
Il 32enne mordanese raggiungerà così il massimo livello della pallamano italiana, dopo anni di gavetta con importanti esperienze nei settori giovanili di Romagna, Faenza, Bologna, Valsamoggia e dello stesso Merano (con scudetto Under 15 nel 2024), fino al ruolo di assoluto prestigio in Nazionale al mondiale appena concluso.
Merano, dunque, interrompe il rapporto con Jürgen Prantner (icona della pallamano locale) dopo ben sette anni, in quanto il tecnico intende concentrarsi maggiormente sul suo ruolo di assistente allenatore nel nuovo corso della Nazionale.
«Con Emanuele Panetti, il club punta su un giovane successore ben preparato – recita il comunicato della società d’istanza all’Arena Karl Wolf -. Il 32enne porta con sé non solo una grande competenza tecnica, ma anche una profonda identificazione con il club e si è preparato intensamente per il suo nuovo ruolo negli ultimi due anni. La dirigenza è convinta che Panetti continuerà coerentemente il percorso intrapreso dai Black Devils e porterà nuove idee».
Nella fase finale della stagione in corso, Panetti proseguirà il proprio lavoro come primo assistente di Prantner, alla ricerca di un posto nei playoff (attualmente al quarto posto), con un pensierino pure al secondo scudetto per il club meranese.
Emanuele Panetti, innanzitutto tanti complimenti per questa grande occasione professionale.
Grazie mille, ancora faccio fatica a credere che sia vero tutto quello che mi sta accadendo! Ieri ero al Mondiale, oggi ho dei ragazzi meravigliosi, domani allenerò in A Gold, assurdo.
Per lei è un momento davvero magico dopo l’esperienza ai Mondiali.
Non ci sono parole per descrivere cosa è stato questo evento. Sono e sarò sempre grato al direttore tecnico Trillini per avermi dato questa opportunità. Mi sono fatto trovare pronto, un lavoro di staff incredibile con Prantner, Malavasi, lo staff medico e tutti al lavoro giorno e notte. Tante notti ho fatto le ore piccole, da solo in sala riunioni, ma volevo fare il mio lavoro al top per far sì che i ragazzi si svegliassero con tutte le informazioni pronte. Il resto un sogno, potrei scriverci un libro.
Ai Mondiali il massimo della gioia è stato l’inno applaudito da tredicimila persone e noi lì al centro del campo, ci siamo presi la simpatia del pubblico di casa non solo per la favola ma anche per aver portato idee interessanti. Abbiamo avuto l’occasione di giocare e vivere con i giocatori più forti del mondo e tutto questo l’ho vissuto con degli amici, con una squadra incredibile e soprattutto sono riuscito a viverlo con Davide Bulzamini, uno dei miei migliori amici.
Poi la proposta a dir poco irrinunciabile di Merano, ovvero un’opportunità che, comunque, non è un regalo, bensì ma una scelta ben consapevole.
Preparare le partite del Mondiale con lo staff è stato come partecipare a un “master coach”, ma ho avuto la sensazione che si parlasse di me soprattutto come match analyst e scout, mentre io avevo voglia di mettermi in gioco di nuovo come head coach e volevo una sfida. Sono arrivate molte proposte dopo il Mondiale e una mi aveva anche convinto. Ma quando la dirigenza di Merano mi ha comunicato che Jürgen avrebbe lasciato la panchina e che tutti insieme volevano me come successore, beh, sinceramente, non ci ho messo molto a decidere. Da quando ho scelto di fare questo mestiere ci ho sempre messo tutto me stesso: se fai un lavoro che ami lo fai più volentieri! Non ho avuto paura di lasciare il mio lavoro per inseguire il sogno e lavorando sodo, col massimo impegno e studiando tanto ci sono riuscito. E non nascondo che aver avuto la possibilità di confrontarmi con tanti grandi allenatori mi ha dato tanto.
Ormai a Merano si sente a casa?
Non posso dire che è casa, altrimenti mio fratello Simone mi sgrida, perché Mordano è Mordano. Ma mi piace molto stare qui, amo la neve e svegliarmi con le montagne innevate è stupendo. Poi le persone non sono così fredde come si dice, anzi io ho trovato una grande famiglia; i miei ragazzi e i genitori sono incredibili, qui si vive di pallamano giorno e notte.
A chi dedica tutto questo?
Lo dedico a tutte le persone che hanno creduto in me: continuerò a lavorare sodo per non pormi limiti! Per renderli orgogliosi.