Uno dei limiti tra adulti e ragazzi, genitori e figli, vecchie e nuove generazioni è sempre lo stesso dall’alba dei tempi: gli uni non capiscono gli altri. C’è poca comunicazione e, quando c’è, sembra quasi non si parli la stessa lingua. Non voglio dare la colpa a nessuno, ma in questi anni di collaborazioni tra Il Nuovo Diario Messaggero e le scuole del territorio (attraverso tirocini, stage, Pcto e progetti scolastici) abbiamo capito che per trasmettere qualcosa ai giovani, è necessario parlare con il linguaggio dei giovani. Ogni classe in cui presentiamo la nostra realtà, così come tutte le volte che accogliamo degli studenti in redazione, è sempre una sfida nuova. Stancante? Molto. Gratificante? Ancora di più. Perché quando si riesce a superare la prima barriera di non confidenza, posta dagli alunni nei confronti di noi giornalisti, iniziano dei piacevoli dialoghi. I ragazzi e le ragazze dimostrano di avere tante cose da dire, tante idee, soprattutto in ambito scolastico. Prendendo come esempio gli istituti superiori, l’argomento che scalda maggiormente gli alunni è quello del programma didattico.
Alla domanda: «Quali temi non vengono affrontati per niente o in minima parte di cui vi piacerebbe parlare a scuola?», la risposta di tutti gli studenti delle superiori con cui abbiamo avuto a che fare è sempre la stessa: «Attualità ed educazione sessuale». Il mio personale pensiero si sposa a pieno con quello degli studenti. Aggiungo che concludere gli studi in quinta superiore approfondendo Seconda Guerra Mondiale e guerra fredda, senza quasi mai toccare temi focali della storia recente italiana come anni di piombo, stragismo, mafia, è una lacuna assolutamente da colmare. Per fortuna mi hanno confermato che attraverso progetti esterni e incontri con esperti, negli ultimi anni, si riescono a includere questi argomenti nel programma didattico.
Ma quindi la colpa è solo di un sistema scolastico obsoleto e che avrebbe bisogno di un cambiamento drastico? No. Il primo appunto che mi viene da fare agli studenti è: «Di questi temi a scuola se ne parla poco o nulla, ma visto che a voi sono cari perché non li approfondite da soli?». Di solito, a questo punto della lezione, i ragazzi e le ragazze fanno mea culpa. Si accorgono che, forse, i primi colpevoli di queste mancanze sono loro stessi.
Sono convinto che il ruolo del nostro giornale, attraverso questi progetti nelle scuole, debba essere quella di toccare tasti degli alunni dove gli insegnanti non riescono ad arrivare. Ma il messaggio che proviamo a lanciare tra le mura delle classi non è rivolto solo agli studenti, bensì anche ai professori. Perché il programma didattico deve assolutamente essere rispettato e portato a termine, ma vi assicuriamo che i ragazzi hanno tante cose da dire, tante idee. E a volte il motivo più semplice per trasmettere qualcosa ai giovani, oltre che parlare col loro linguaggio, è semplicemente ascoltarli.
Edoardo Messina
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