18, Marzo, 2025

Un derby a colpi d’inchiostro: dai tattoo alle coreografie, la passione di “Minga” a tinte biancorosse

Giocatori e tifosi di entrambe le squadre imolesi. Nei dieci anni di attività, in tanti sono passati dallo studio Zio Ink di Andrea Minganti e suo fratello Luca: «Il basket a Imola ha fatto la storia»

La rivalità, gli sfottò, il campanilismo. Il derby senza la goliardia dei tifosi che affollano il Ruggi perderebbe, se non tutto, gran parte del suo fascino. E la stracittadina imolese non inizia nel preciso momento della palla a due, ma qualche minuto prima, con le coreografie delle due tifoserie pronte a colorare il palazzetto in riva al Santerno. Dalle bandiere ai disegni sulle t-shirt del tifo organizzato biancorosso, alcune di queste realizzazioni portano la firma del tatuatore Andrea Minganti.
«La settimana del derby è molto bella viverla per le strade e i bar locali – racconta “Minga” -. Tutte le persone sono euforiche, si sentono i commenti e i giudizi sui vari pronostici. Molti non ci stanno nella pelle, altri si preparano come in tutte le feste di paese al grande giorno. L’anno scorso ho passato giorno e notte a dipingere delle lenzuola per preparare la coreografia che doveva essere pronta per la domenica della stracittadina. Quando l’ho vista stesa non ci ho fatto tanto caso perché ero concentrato sul fatto che tutto andasse al meglio. Mi ha emozionato molto quando dopo la vittoria i giocatori hanno preso la mia coreografia sul parquet e l’hanno firmata. Vedendola a casa mi sembrava fosse grandissima, ma in realtà dopo averla vista stesa in mezzo al pubblico risultava quasi piccola. Però era fatta a mano e c’era quella voglia in più. Oggi nelle coreografie è molto più facile stamparle in digitale, anche se perdono un po’ il fascino».

Il tifo come forma di aggregazione
«In una società dove le nuove generazioni sono proiettate in un mondo totalmente digitale, la passione svolge un ruolo fondamentale perché i fa spegnere tutto e ci riporta a un coinvolgimento più umano, come quello del derby. Nel 2018 sono stato ospite in un tattoo studio in Polonia nella cittá di Torún e mi ha sbalordito come gli abitanti, il giorno del loro derby, erano in piazza ognuno vestito con il loro colore di appartenenza, ma mischiati e senza attriti. Vivevano serenamente la città dalla mattina presto fino alla sera della gara».

Una passione che parte da lontano
«La passione è nata perché ho seguito le orme di mio fratello che già giocava ed era appassionato di basket. A Imola c’è sempre stata l’Andrea Costa quindi già dalle giovanili ho iniziato in quella squadra e si è fatto gruppo con i compagni. Insieme a quel gruppo ho cominciato ad andare sempre al PalaCattani a vedere le partite di Serie A. Ricordo che, in quegli anni, i genitori di tutti i miei compagni, compreso mio padre, si erano uniti per aiutare la società e andavano qualche ora prima la domenica per organizzare e gestire la sicurezza del palazzo. Un ruolo che mio babbo ricopre ancora oggi. Naturalmente tifare Andrea Costa è stata una conseguenza, vivendo già dall’adolescenza tra i tifosi biancorossi. In curva sapevano della mia passione per il disegno e ogni volta è stato bello realizzare delle magliette e delle bandiere».

Le sue opere sulla pelle di giocatori e tifosi
Grazie al suo lavoro, Andrea Minganti ha la fortuna di conoscere tifosi e giocatori gialloneri e biancorossi. «Tatuo imolesi e tifosi di entrambe le squadre da più di dieci anni e so per certo che il nostro è sempre stato un territorio di grande pallacanestro italiana. Il basket a Imola ha fatto la storia e invito tutti quanti a venire a palazzo per respirare l’aria e vivere l’adrenalina della palla a spicchi. Conosco famiglie che, dal nonno al nipote, sono stati tasselli fondamentali, sia sul parquet come giocatore che come aiuto volontario nella società. Poco prima del derby del girone di andata ho tatuato Dario Masciarelli e mi ha fatto molto piacere condividere con lui le sue emozioni. Il sabato, invece, è stata la volta di Vincenzo Esposito, che era nelle vicinanze per la presentazione del suo libro. Mentre stavo tatuando il primo giocatore italiano a giocare in Nba, sono passati in studio anche il centro dell’Andrea Costa Giacomo Filippini e l’ex coach biancorosso Matteo Angori per conoscerlo. Ogni volta che viene un atleta mi piace filmarlo mentre mi racconta, attraverso delle domande, la sua esperienza nel mondo dello sport. Tutti i tifosi che tatuo, sia dell’Onda d’Urto che della Armata Giallonera, sanno che è pura passione. Quaranta minuti di tifo intenso, ma il giorno dopo si torna a lavorare insieme nonostante i colori di appartenenza differenti. Da entrambe le tifoserie, ci sarà tanto calore e siamo tutti pronti al divertimento. Andate a palazzo e… forza biancorossi!».

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