31, Marzo, 2025

Produttore, musicista e ora pilota… Michele Suzzi in pista al Mugello

L'imolese, classe '85, è produttore, insegna all'università e si esibisce live. Nel 2021 ha fondato Alpha Tardi, una scuderia di kart con piloti da tutta la Romagna. Il weekend del 29-30 marzo debutterà per la prima volta in un campionato di auto, la Atcc Cup

Follia? «Chiamiamola follia!». Se non altro perché dire passione appare scontato, quasi riduttivo. Quella di Michele Suzzi, poliedrico 40enne imolese, è un po’ più di una semplice passione. È la storia di un ragazzo cresciuto negli anni in cui in riva al Santerno arrivavano Senna, Prost, Schumacher e i grandi della Formula1. Impossibile non innamorarsi delle corse, impossibile non pensarsi un bel giorno a guidare una di quelle auto. E così il prossimo weekend Michele coronerà il suo sogno esordendo nella Atcc Cup, il campionato turismo delle auto derivate da quelle stradali. Le curve non saranno quelle dell’Enzo e Dino Ferrari, ma i saliscendi della collina toscana renderanno la gara del Mugello comunque indimenticabile.

È la sua prima competizione vera e propria?
Assolutamente sì. Parteciperò alla categoria più piccola, che quest’anno si chiama Atcc Tc, e guiderò una Renault Twingo dove, della Twingo, non è rimasto quasi nulla. Sono completamente svuotate, con i roll bar da corsa e un assetto a trazione posteriore, dettaglio importante quando si parla di corse in pista perché significa che l’auto risponde molto fedelmente agli input dati. In gergo tecnico la nostra è una monogestione: lo stesso team segue tutte le macchine del campionato italiano. Ci sarebbe anche il campionato europeo, a gestione libera, ma per quello bisogna essere più preparati e avere qualche sponsor in più.

Eppure ha fondato una scuderia di kart, un po’ di esperienza l’avrà maturata…
Vengo da tre anni e mezzo di kart, iniziati nel 2021 dopo il Covid. Era la prima esperienza sulle quattro ruote, dopo che negli anni giovanili avevo fatto motocross e pista. Ma le due ruote sono più pericolose: ogni caduta può lasciarti rotto per mesi. Io, facendo musica, non posso permettermi di spaccarmi una volta all’anno… La prima mezza stagione è stata pessima: ho chiuso 870° nel ranking italiano.

Un primo banco di prova, niente di più.
Infatti nel 2022 e 2023 sono cresciuto, e nel 2024 ero in top10 fino a ottobre, quando ho deciso di dedicare la preparazione a questa stagione in macchina.

Ha chiamato la sua scuderia Alpha Tardi, con un riferimento abbastanza esplicito al team faentino di Formula 1 (oggi Racing Bulls).
All’inizio ci eravamo dati un nome per scherzo, prendendo spunto dal nome della scuderia ex Toro Rosso in Formula 1, legata al marchio Red Bull. Uno dei nostri primi piloti lavorava proprio in Alpha Tauri e ci sembrava divertente. È rimasto ed è diventato il nome ufficiale. All’inizio eravamo solo imolesi, oggi siamo un team con piloti che arrivano da tutta la Romagna. Facciamo gare endurance a squadre, come quelle del circuito Sws (Sodi World Series). Sono gare di kart a quattro tempi, con classifiche mondiali, nazionali e per pista.

Che risultati ha ottenuto per arrivare in top 10?
Negli ultimi due anni ho vinto alcune gare e fatto diversi podi. Non ero quello che vinceva sempre, ma ero costantemente davanti.

Se stava crescendo di anno in anno come mai ha deciso di cambiare?
Per me, nato negli anni ’80 a Imola, il vero sport sono sempre state le auto. Col kart ci si diverte, ma il sogno era guidare vere auto da corsa. Così ho fatto qualche test e le cose sono andate bene. Ho visto che potevo essere competitivo. Finché a dicembre non sono stato a Rijeka, in Croazia.

A fare cosa?
I test con l’auto con la quale parteciperò al campionato. Ho corso due turni da 25 minuti e mi ha sorpreso quanto potessi entrare forte in curva: la macchina è vuota, leggera, con gomme semi-slick. Tiene tantissimo. Devi guidare sempre al limite.

Che velocità si toccano?
La velocità di punta non è altissima, si arriva sui 150-160 km/h. Ciò che fa la differenza è la velocità media: le curve si percorrono fortissimo. È molto divertente. In rettilineo c’è tanta scia, ma il bello è proprio nella bagarre e nella precisione in curva.

Come è nata la passione per i motori?
Anche quando vivevamo in centro (oggi Suzzi vive in zona Tre Monti, proprio sopra l’autodromo, ndr) si sentivano ruggire i motori. Al-l’epoca non c’erano limitazioni: se c’era una qualifica o una prova, lo sapevi. Ricordo benissimo il 1994, l’incidente di Senna. Avevo 9 anni, non ero in autodromo, ma davanti alla tv. Ero tifoso di Schumacher, che all’epoca era il giovane che stava emergendo, ma ovviamente l’effetto di quel weekend lo abbiamo sentito tutti.

Cosa la affascinava da bambino della Formula 1?
Era un evento enorme. Imola era una città di 50-60mila abitanti che diventava di 300mila in pochi giorni, con stranieri ovunque. Da bambino poi era incredibile. Le macchine da corsa erano qualcosa che non avevi mai visto: ti sembravano venire da un altro pianeta.

Le stesse sensazioni possono viverle anche i giovani di oggi.
Il ritorno del Gran Premio è stato un effetto collaterale positivo del Covid. Per me è diventato anche un lavoro: collaboro con l’organizzazione seguendo il Media Accreditation Centre durante i grandi eventi, Wec e F1. Tra l’altro ero proprio in autodromo quando è stato evacuato durante l’alluvione.

Veramente?
Dovevo accogliere lo staff Fia, quando tutto si è improvvisamente fermato. Non stava accadendo nulla di che, ma alcune testate avevano ripostato vecchie foto del paddock 1 allagato: fake news, purtroppo. Abbiamo dovuto contattarli per farle togliere.

Com’è cambiata la percezione del motorsport oggi?
La F1 è diventata globale. All’epoca era molto europea. Ora, con Liberty Media e Netflix, ha raggiunto un nuovo pubblico. Tra i collaboratori vedo tanti under 30, molte ragazze. Non vogliono nemmeno guidare, ma amano quel mondo. Io invece… se non corro è meno interessante!

Parliamo di auto e kart da un’ora… ma nella vita di tutti i giorni si occupa di musica.
Divido il mio lavoro in tre ambiti principali: produzione musicale, insegnamento universitario e live. La mia formazione è americana: ho studiato a Nashville, Tennessee, come studio engineer, cioè tecnico di studio.

Di temi da approfondire ce ne sarebbero tanti… Michele, appuntamento alla prossima intervista.
Sarebbe bello.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

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