5, Febbraio, 2025

Accompagnare verso la meta

Giovedì 16 febbraio a Bologna si è aperto l’anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico interdiocesano Flaminio. Il Tribunale ha introdotto le riforme del
Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus di Papa Francesco dell’8 settembre 2015 per la pastoralità e la celerità dei tempi delle cause. Per effetto del Motu proprio i vescovi dell’Emilia Romagna, con decreto collegiale in data 11 gennaio 2016, hanno costituito due Tribunali interdiocesani: l’Emiliano e il Flaminio, in cui convergono le diocesi della regione. L’attività del Tribunale va inserita nel contesto di un progetto unitario di pastorale e spiritualità della famiglia, e dunque il Tribunale fa parte integrante della pastorale ordinaria
della Chiesa. La Chiesa “in uscita”, e non arroccata su se stessa, che il Papa prospetta nella Evangelii Gaudium è la comunità che “fa strada” con le persone, prendendole per mano dal punto in cui sono verso la meta. La chiesa desidera “fare strada” con le famiglie, perché siano le famiglie stesse a prendere per mano le altre famiglie – assumendone le fragilità materiali, affettive, morali e spirituali – e incoraggiarle a camminare verso il Signore. Siamo chiamati a una pastorale della conversione: dove la meta, la dottrina,
rimane la stessa, ma viene evidenziata la necessità di accompagnare verso la meta e non di sedersi alla meta per additare la posizione di chi sta camminando per strada. È lo stile delle nostre comunità che deve sempre
mostrare una maggiore aderenza al Vangelo. I cambiamenti introdotti dal Motu Proprio sono l’abolizione della doppia conforme (la sentenza che per la
prima volta ha dichiarato la nullità del matrimonio, trascorsi i termini stabiliti diventa esecutiva) e il processus brevior davanti al vescovo diocesano coaudiuvato da due giudici. Infatti al Vescovo è affidato il compito di condurre
il Popolo di Dio, sull’esempio di Gesù buon Pastore che «chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori» (Gv 10,3). Il servizio pastorale del Vescovo comportal’esercizio del potere giudiziale che il Papa ha così definito: «Ho voluto rendere evidente che lo stesso Vescovo nella sua Chiesa, di cui è costituito pastore e capo, è per ciò stesso giudice tra i fedeli a lui affidati». «Ho deciso di dare con questo motu proprio – afferma Papa Francesco – disposizioni con le quali si favorisca non la nullità dei
matrimoni, ma la celerità dei processi, non meno che una giusta semplicità, affinché, a motivo della ritardata definizione del giudizio, il cuore dei fedeli che attendono un chiarimento del proprio stato non sia lungamente oppresso
dalle tenebre del dubbio».
* vicario giudiziale

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