5, Febbraio, 2025

Biotestamento o eutanasia?

Con 326 sì, 37 no e 4 astenuti la Camera dei Deputati ha approvato il ddl in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento. Il testo sancisce il diritto del paziente di rifiutare in tutto o in parte i trattamenti sanitari e di revocare il consenso, anche se i trattamenti sono necessari per la propria sopravvivenza; nutrizione e idratazione artificiali sono considerati trattamenti sanitari. L’art. 3 regola le c.d. “Dat”: ogni persona maggiorenne e capace, in previsione di una futura incapacità di autodeterminarsi, può esprimere le proprie volontà, consentendo o rifiutando ora per allora accertamenti diagnostici e trattamenti sanitari. Le dat saranno redatte in forma scritta con l’indicazione di un fiduciario che farà le veci della persona divenuta incapace. Per i minorenni e gli incapaci provvederanno genitori e tutori, pur prevedendosi ove possibile, che essi siano informati e possano manifestare i loro desideri. Il medico dovrà rispettare la volontà del paziente di rifiuto del trattamento sanitario così come quella espressa con le Dat (salvo evoluzioni delle terapie nel corso degli anni) e sarà esonerato da responsabilità civile o penale; tuttavia un fumoso emendamento approvato all’ultimo momento fa intravedere la possibilità per il medico di rifiutare condotte attive che portino a morte il paziente (che però dovranno essere garantite dalla struttura sanitaria). Il progetto di legge introduce, di fatto, l’eutanasia in Italia? Nonostante l’abile “maquillage” del testo operato nel corso dei lavori, con il richiamo all’“autonomia della persona” e al “diritto alla vita e alla salute”, la risposta è: assolutamente sì! L’eutanasia è “la soppressione indolore o per pietà di chi soffre o si ritiene che soffra e che possa soffrire nel futuro in modo insopportabile” (Marcozzi). Con questo progetto, lo Stato, che sembra lasciare al singolo interessato o ai suoi familiari la scelta sulle terapie in caso di malattie gravi, si sottrae al suo obbligo principale, quello di accompagnare la persona, sostenerla e garantirle cure (anche palliative a lungodegenti, evitando accanimenti): cosicché l’autodeterminazione è funzionale all’eutanasia “sociale”, con la riduzione della spesa sanitaria necessaria per l’assistenza ai malati gravi. La legge afferma che è “bene” che una persona malata o disabile muoia prima del tempo se lo desidera, anche in presenza di trattamenti sanitari utili ed efficaci; in questo modo, oltre a stravolgere la figura del medico, apre la strada all’uccisione per assenza di terapia o di nutrizione di tante persone che la società e le famiglie considerano inutili e costose e che non sono in grado di esprimere un effettivo consenso: i neonati prematuri, i disabili psichici o gravi, gli anziani poveri o in stato di demenza. Ciascuno di noi, anche se non sarà stato tanto avventato da firmare una Dat rischierà di doversi difendere da chi riterrà un bene per noi e la società la nostra morte prematura.

Segretario Associazione Giuristi per la Vita
Consigliere Corte di Cassazione, Giurista per la Vita

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