5, Febbraio, 2025

Apparizioni di Fatima. Riflessioni per un centenario

Il 13 maggio prossimo ricorre il centenario delle apparizioni di Fatima. La storia cristiana ricorda più di novecento mariofanie, a partire da quella dell’anno 41, quando la Vergine compare a San Giacomo Maggiore per incoraggiarlo ad evangelizzare la penisola iberica. Contrariamente a quello che si potrebbe supporre, una rilevante parte di esse si concentra in età contemporanea ed anche in diocesi di Imola si sono verificati alcuni casi: ma solo Parigi (Francia, 1830), La Salette (Francia, 1846), Lourdes (Francia, 1858), Pontmain (Francia, 1871), Fatima (Portogallo, 1917), Beauring (Belgio, 1932), Banneux (Belgio, 1933), Siracusa (Italia, 1953) sono state approvate ufficialmente dalla Chiesa, che ne ha inserito la festa nel calendario liturgico generale. Il fenomeno è lungi dall’essersi attenuato. Negli ultimi venti anni sono state segnalate oltre duecento apparizioni in tutto il mondo. La dottrina cattolica distingue due tipi di rivelazione. La prima è quella pubblica, che indica l’azione di svelamento di Dio diretta a tutta l’umanità, e si è espressa in forma letteraria nella bibbia, trovando il suo culmine insuperabile nell’incarnazione del Figlio di Dio, Gesù Cristo. Non è un mero processo di comunicazione intellettuale, ma riguarda l’intera vita dell’uomo, compresa la ragione, ma non solo essa. Dopo Gesù Cristo, nessuna altra rivelazione di Dio è possibile o necessaria. Ma se la rivelazione divina si è compiuta circa duemila anni fa, la sua portata deve essere ancora completamente esplicitata e indagata nel corso del tempo. In questo contesto sono possibili le cosiddette rivelazioni private, che aiutano a vivere e comprendere la fede in determinati momenti storici. Alcune di esse sono state riconosciute dalla Chiesa, la quale in questo modo attesta che i loro messaggi possono essere resi pubblici, non contrastando con la fede e i buoni costumi; i fedeli possono dare quindi la loro adesione. Lo stesso criterio si applica per le apparizioni della Vergine. Tuttavia tra rivelazione pubblica e rivelazioni private c’è una differenza essenziale. La prima richiede in modo vincolante l’assenso di fede del credente, le seconde no. Quindi un cattolico, per essere tale, non è obbligato a credere a nessuna rivelazione privata, anche se approvata dalle più alte autorità ecclesiastiche. Non si deve però trascurare il valido contributo che esse possono fornire per la vita di fede. In altre parole si tratta di aiuti offerti, dei quali però non ci si deve obbligatoriamente servire. Sotto il profilo antropologico e psicologico, le visioni da parte dei soggetti beneficiari di rivelazioni private possono essere percezioni con i sensi, percezioni interiori o visioni spirituali. A Fatima, come a Lourdes, non si tratta di percezioni con i sensi, perché le figure vedute non sono collocate fisicamente nello spazio e non sono vedute da tutti; neppure sono visioni spirituali proprie dei più elevati gradi della mistica, prive di immagini; sono quindi riconducibili alla categoria delle percezioni interiori, in cui l’anima della persona è toccata da qualche cosa di reale, sebbene sovrasensibile, che fa superare la soglia della pura esteriorità, senza una descrizione per così dire fotografica degli eventi, ma con un addensamento di tempi e spazi in un’unica immagine, che porta il soggetto a vederla e tradurla con il bagaglio di conoscenze e mezzi di rappresentazione della realtà a lui accessibili. Nei loro confronti, la Chiesa ha esercitato un prudente e accorto discernimento, per evitare gli opposti rischi di degenerazioni superstiziose e assiomatici scetticismi, sforzandosi di indirizzare correttamente, senza reprimerla, la devozione del popolo di Dio, il cui sensus fidei spesso ha precorso i tempi dei riconoscimenti ufficiali. La religiosità popolare è la prima forma di inculturazione della fede, e nessun credente può permettersi di considerarla con atteggiamenti di sufficienza o razionalismi di maniera. Il concilio di Trento (1545 – 1563) ha stabilito la regola, tuttora vigente, per cui la prima approvazione di qualunque fenomeno soprannaturale spetta al vescovo diocesano.

Andrea Ferri

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