5, Febbraio, 2025

Con il papa a Dublino

A Dublino la settimana scorsa, partecipando con trecento italiani all’incontro mondiale delle famiglie, sono stato colpito da quelle con figli al seguito (ve n’era anche una della nostra diocesi, con quattro figli). Affrontavano con disinvoltura non pochi disagi di carattere logistico ed anche economico (orari, spostamenti, pasti, intrattenimento dei più piccoli) senza farlo pesare. Ho visto in opera l’amore dei genitori, capaci di sacrificarsi non soltanto per i propri figli ma anche per quelli degli altri; ho visto la solidarietà discreta dei nonni. Finora non mi era mai balzata agli occhi una simile concentrazione di famiglie con figli al seguito: è bastato questo per coinvolgermi pienamente nell’evento ecclesiale, al di là delle importanti tematiche affrontate nei primi giorni dell’incontro, quelli del congresso, nel quale sono intervenuti anche il card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, i coniugi Zamagni, Luigino Bruni ed altri italiani. Una seconda cosa mi ha colpito: la partecipazione dei vescovi, provenienti da ogni parte del mondo, e gli incontri personali con un certo numero di loro, tra cui il gruppetto degli italiani.
Significativa anche la loro “dispersione” in mezzo alle famiglie riunite sabato sera nello stadio per la veglia: è stato meglio così che raccoglierli attorno al Papa come si fa di solito. Terza cosa: l’ospitalità da parte della Chiesa irlandese, in particolare l’abbondanza di volontari (mentre ho visto pochi preti e poche religiose, se non nelle celebrazioni liturgiche, forse perché impegnati nelle retrovie o mescolati tra le famiglie). Infine, la tensione nel rapporto tra Chiesa e Governo irlandese, accresciuta dalla spropositata enfasi posta dai mass media sulla diffusione della pedofilia tra il clero e sui metodi inadeguati per reprimerla. Ho ricevuto l’impressione che ai media interessi mettere in difficoltà la Chiesa, più che documentare e valutare quanto essa sta facendo per le famiglie, a cominciare dal riconoscimento dei peccati del clero. Eppure sono le famiglie che sostengono l’intera compagine sociale, mentre né lobby, né partiti, né i grandi social media sono né saranno mai in grado di sostituirle. La pretesa di superare o comunque ridimensionare le reti familiari è fallimentare, anzi è suicida. Ho l’impressione che quanti la coltivano se ne rendano conto e scarichino la propria frustrazione sulla Chiesa, quale maggiore fautrice della comunità familiare. E’ esagerato, a questo punto, evocare una forma sottile di persecuzione, dannosa più per chi la pratica che per chi ne è oggetto? Per concludere, si può affermare che la società civile, mentre responsabilizza i cittadini in quanto individui, presuppone comunque l’esistenza e la funzione sociale delle famiglie. Ha quindi interesse a sostenerle concretamente, attuando di fatto, senza bisogno di riconoscerlo, il disegno creativo di Dio. Questo può essere in sintesi il messaggio lanciato dall’incontro mondiale di Dublino.
Monsignor Tommaso Ghirelli – Vescovo di Imola

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