Jovanotti ha una bella canzone che parla dell’ombelico del mondo. Abbiamo tutti la tentazione di considerarci al centro del mondo, dimenticandoci che al mondo ci sono sette miliardi e mezzo di ombelichi. Alcune settimane fa la stampa e i mezzi di comunicazione hanno ricordato il settembre del 1938, quando l’Italia fascista, nella generale indifferenza, varò le leggi razziali, adeguandosi di fatto alla legislazione antisemita della Germania nazista. Il risultato fu l’Olocausto, il genocidio di sei milioni di persone, compresi donne e bambini. Il giudizio di quanto accadde ottant’anni fa è stato ovviamente di generale condanna. Aggiungendo però subito che non è corretto giudicare il passato con il metro del presente e sottolineando soprattutto che non avrebbe alcun senso un parallelismo con il nostro oggi.
Noi invece vogliamo dire che forse è utile qualche riflessione che colleghi le leggi razziali di ottant’anni fa con i sentimenti razzisti di oggi. Perché non sono poi molto diversi i due aggettivi che vorrebbero tenere pudicamente lontani i due periodi storici e vorrebbero far dimenticare che le leggi nascono dai sentimenti soprattutto se i legislatori di turno amano cavalcare i sentimenti popolari.
È preoccupante il livello del razzismo strisciante, e a volte apertamente conclamato, che sta invadendo anche l’Italia, magari tentando di camuffarlo come nazionalismo o sovranismo.
padre Dino Dozzi – Direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso