5, Febbraio, 2025

Carta, strumento di partecipazione e unità

Tra i molteplici usi cui è destinata la carta, certamente la scrittura e la stampa sono i più importanti; ma oggi, la carta, serve ancora? Me lo sono chiesto leggendo l’annuncio esposto nelle sale d’attesa degli ospedali del bolognese che ho rivisto in questi giorni: Addio carta. La locandina invita a consultare e scaricare dal proprio computer, tablet o smartphone i referti delle analisi o degli esami radiologici, accedendo al sistema informativo dell’azienda sanitaria, senza doversi recare a ritirare il pezzo di carta o il dischetto. Qualcosa di analogo è possibile da tempo per le bollette delle utenze domestiche. Quindi, la carta non serve più? La stessa domanda mi sono posto stamattina osservando, nell’attesa di un ufficio pubblico, una signora intenta a leggere, sul proprio tablet, un libro di narrativa, di cui scorreva le pagine con un lieve tocco del pollice. D’altronde, tramite le “app” disponibili sul nostro cellulare, possiamo ricevere le ultime notizie o trovare le più svariate informazioni, anche quelle da enciclopedia. Quindi, è proprio vero, la carta stampata non serve più?
Eppure, aldilà del giusto risparmio di cellulosa a cui veniamo stimolati per la tutela dell’ambiente, vuoi mettere la soddisfazione di tenere tra le mani un libro, di toccarne le pagine, di leggerlo, rileggerlo, annotarlo e sottolinearlo, o quella di ricevere un giornale, di sentirne l’odore e di scorrerne i titoli, per andare alle pagine che ti interessano? La carta stampata, dunque, mantiene tutto il suo fascino e la sua utilità!
Così, è stato bello ricevere, da abbonato di Lugo, il settimanale diocesano con la vecchia intestazione, tutta lughese, de Il Messaggero e con in primo piano i servizi dedicati alla vita locale. A dire il vero, di fronte a questa novità, oltre alla piacevole sorpresa, mi sono chiesto cosa stesse succedendo; in questi tempi di fusioni e concentrazioni, forse il nostro settimanale, che fu tra le prime realtà locali ad attuare una fusione tanti anni fa, stava tornando indietro? O, forse, si voleva dare maggior risalto alla città di Lugo, che – si sa – a volte mal tollera la propria “sudditanza” ecclesiastica nei confronti di Imola (sarà per questo motivo che, nelle pagine lughesi dei quotidiani, monsignor Ghirelli viene spesso qualificato come vescovo di Imola e Lugo?).
Scherzi a parte, aldilà della sorpresa destata dalla nuova veste del settimanale diocesano, questa bella iniziativa ne ha istituito l’edizione di Lugo e della Bassa Romagna, con in prima pagina argomenti e vicende di interesse locale. In questo modo, accanto alla primaria funzione di conoscenza e di unità in ambito ecclesiale, propria del settimanale cattolico, abbiamo un importante strumento di informazione e di partecipazione alla vita civile delle nostre comunità, a cui non saprei rinunciare.
La completezza e la qualità raggiunte dalle sue pagine, oltre a rafforzare nei cattolici – anche in quelli “di periferia” – il senso di appartenenza alla propria diocesi, ne alimentano puntualmente la sintonia con il grande respiro della Chiesa universale.

Giuseppe Xella

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