Anche nel caso della pandemia da Coronavirus il negazionismo, ovvero quell’atteggiamento per cui si negano fatti storici accertati ed elementi inconfutabili della realtà, si è rivelato non come una democratica manifestazione del libero pensiero ma semplicemente come l’ennesima dimo- strazione dell’eterna e perniciosa imbecillità umana. Molto acutamente Alexandre Dumas figlio descriveva “Preferisco i mascalzoni agli imbecilli, perché a volte si concedono una pausa.” Non si è concesso pause Vittorio Sgarbi che in un video, ormai virale, del 9 marzo scorso pubblicato sul profilo Facebook e sul canale YouTube ha manifestato dubbi sulla pericolosità del virus e sulle modalità di diffusione del contagio utilizzando questi eleganti termini: “Ma chi è Burioni? Ma chi è Pregliasco? Che hanno fatto nella loro vita? Il virologo? E quale virus hanno scoperto? Qualcuno è morto perché aveva un’età avanzata e gli è venuto un coccolone di polmonite… È tutta la vita che d’inverno prendiamo raffreddori e influenze. È tutta la vita che le persone si ammalano, che hanno problemi alle vie respiratorie, raffreddori, tossi, talvolta persino polmoniti. Qui non è morto qualcuno improvvisamente, che è diventato nero, con dei bubboni e gli è venuta la peste. Alzatevi, andate in giro, andate a Codogno. Stiamo fermando un Paese per niente. Musei chiusi, bar chiusi, ristoranti chiusi. Non c’è nessun pericolo per le persone, se vanno in giro non succede niente. Sono morte delle persone che avevano già problemi, erano anziane e si sono prese una polmonite purtroppo per loro letale, come è sempre successo. Un virus talmente pericoloso che a 26 gradi muore, tu bevi un the caldo e il virus è già morto. Ma che virus è? Io sono attratto dalle zone rosse, voglio andare a Vo’, a Codogno, a Bergamo. Non c’è niente! Ribellatevi!”. Ricordiamoci di queste parole, non commettiamo l’errore di considerarle solo una boutade ironica o una provocazione intellettualistica. Sgarbi ha semplicemente diffuso notizie non vere rispetto alla prevenzione e lanciato proclami che incitano ad abbassare la guardia verso un’infezione così pericolosa. La patente di storico dell’arte (bravo, ma ce ne sono altri) non gli consente di parlare così. Quando vedremo ancora conduttori di basso profilo , schiavi dell’audience a tutti i costi, invitarlo perché insulti qualcuno gridando “Capre capre“ o per sfoggiare il suo brillante turpiloquio non dimentichiamo queste parole e ricordiamo anche che abbiamo in mano uno strumento potentissimo per manifestare il nostro dissenso: il telecomando.
Valter Galavotti