Dopo tre settimane dall’applicazione nel territorio imolese del trattamento precoce del Coronavirus, messo a punto dall’Azienda Usl di Imola, dal Sant’Orsola, dall’Università di Bologna e dalla Regione Emila Romagna, i risultati sono davvero incoraggianti. Il virus non è stato definitivamente sconfitto ma questo modello proattivo di intervento domiciliare ha ridotto sensibilmente i ricoveri ospedalieri e il ricorso alla terapia intensiva. Adesso che la grande paura sembra essere passata, possiamo riconoscere che ci sono due parole chiave che dobbiamo custodire anche per il futuro della nostra sanità: integrazione e comunità. Il sistema delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) ha evidenziato il valore dell’integrazione fra Ospedale e territorio, fra medici e infermieri. Non c’è dubbio che le dimensioni, relativamente piccole, della nostra Azienda sanitaria e la tradizione dei nostri servizi domiciliari hanno rappresentato un valore aggiunto nella gestione di questa emergenza sanitaria. Così come le relazioni costruite negli anni con i luoghi di cura e della ricerca della sanità metropolitana di Bologna hanno certamente generato maggiori opportunità di salute per i cittadini del nostro territorio. Questa è l’integrazione che ci piace: un’integrazione che diventa un’occasione di crescita per tutti i professionisti e si traduce in una maggiore prossimità delle cure. In una lettera pubblicata sul News England Journal of Medicine, tredici medici dell’ospedale di Bergamo, che hanno vissuto in prima linea il dramma dell’assistenza ospedaliera ai malati di Covid-19, hanno scritto che in una pandemia l’assistenza centrata sul paziente è inadeguata e deve essere sostituita da un’assistenza centrata sulla comunità. Dimostriamo di aver compreso questa lezione! Le sfide che dovremo affrontare per la ripartenza richiedono un cambio di passo rimettendo al centro il valore di un pensiero comunitario, di una comunità professionale che insieme alle molteplici espressioni della comunità locale lavori per assicurare prevenzione e assistenza per tutto l’arco della vita. Facciamo dei Piani di zona distrettuali per la salute e per il benessere sociale l’occasione per recuperare lo stile cooperativo presente nel dna della nostra Città. Se sapremo fare questo, ne usciremo migliori.
Roberto Visani