“A tavola con san Domenico” è il tema delle celebrazioni giubilari per gli 800 anni dalla morte del santo fondatore dei domenicani, avvenuta a Bologna il 6 agosto 1221, e fa riferimento alla tavola conservata nella chiesa parrocchiale della Mascarella, prima sede bolognese dei frati predicatori, intorno alla quale avvenne il miracolo del pane documentato negli atti di canonizzazione di Domenico. «Celebreremo san Domenico non come un santo solo su un piedistallo, ma come un santo che gode della comunione di un pasto con i suoi fratelli riuniti dalla medesima vocazione di predicare la parola di Dio» ci ha scritto il maestro generale dell’ordine, il filippino fra Gerard Timoner. La vita fraterna di condivisione del cibo materiale e ancor più del cibo dello Spirito, la Parola di Dio, è uno degli elementi fondanti la famiglia domenicana con lo studio e la contemplazione. Il nostro monastero – siamo le domenicane di Castel Bolognese – che ha festeggiato il giubileo dei 400 anni di fondazione nel 2013, nel corso delle vicende storiche ha subito spogliazioni, distruzioni e rovesci di vario genere e tuttavia in esso la vita monastica di fedeltà alla preghiera e al carisma domenicano è continuata, adattando norme, lavori e liturgie alle esigenze o contingenze dei tempi, e sempre si è ripresa, conservata e rinnovata. Oggi nel nostro chiostro è la preghiera liturgica ad avere il posto preminente, preghiera comunitaria in ore stabilite: è questo il nostro apostolato e la nostra predicazione, giacché – «la fecondità apostolica e missionaria non è principalmente il risultato di programmi e metodi pastorali sapientemente elaborati ed efficienti, ma è frutto dell’incessante preghiera comunitaria» – (Benedetto XVI) e perché il continuo ritorno a Dio con la voce e con la mente è il nostro ‘parlar con Dio e di Dio’ proprio di san Domenico. In aggiunta, un “di più” che sostenta il nostro quotidiano, manteniamo l’adorazione eucaristica pomeridiana (aperta ai fedeli), istituita su richiesta della diocesi per le vocazioni sacerdotali e religiose: una ‘missione’ che compirà 50 anni nel 2023. Caratteristica propria della preghiera della nostra comunità è di essere ’informata’ : noi non siamo nel mondo, ma preghiamo per il mondo, da qui il nostro interesse per ciò che vi accade. Noi rimaniamo nel chiostro, ma il chiostro può aprirsi al mondo attraverso lo studio e la conoscenza della realtà del nostro tempo. Lo studio domenicano è rivolto anzitutto alle Sacre Scritture e alle discipline utili alla formazione della persona: in ambito monastico molto aiutano oggi i moderni mezzi di comunicazione che consentono la partecipazione a corsi, lezioni e conferenze rimanendo all’interno delle mura monastiche. Ogni attività della monaca domenicana è incanalata al fine della contemplazione che si attua grazie alla luce interiore accesa in noi dalla Parola di Dio: vivere la Parola è l’unica cosa necessaria, perché quando essa è in noi, si passa dall’esistenza alla vita, si rinasce “dall’alto”, come si legge nel Vangelo di Nicodemo. Fare esperienza della presenza del Signore, intravedere la totalità appagante del suo Bene, significa divenire coscienti che Dio ci ama, in Cristo, dello stesso amore, «è sapere che già qui, ora, in ogni istante che passa c’è l’Eterno, tutto l’eterno di Dio» scriveva un nostro confratello. La vita domenicana è questa, vita di comunione fra noi e col Signore: ci alziamo con il segno della croce, preghiamo, lavoriamo, puliamo, meditiamo, mangiamo, studiamo, parliamo, facciamo le mille cose di ogni giorno e finalmente ci addormentiamo, sempre sotto gli occhi di Dio.
Madre Annamaria Scampa,
priora del monastero domenicano
della Santissima Trinità di Castel Bolognese