6, Febbraio, 2025

Il cinema e Les choses humaines

Come possiamo vivere bene insieme? Questo il tema al centro della 78ª Mostra del Cinema di Venezia appena conclusa, che ogni giorno interpellava registi e attori su come il cinema possa contribuire a questo scopo.
Ho trovato suggestiva un’affermazione di Robin Wright: «I registi esprimono le loro storie attraverso culture, esperienze e personaggi, creando una più profonda comprensione dell’umanità».
Mi pare che possa essere questa la chiave di lettura per vivere la sfida di questo periodo storico. Infatti, se la pandemia ci ha messo brutalmente di fronte a quanto male ci stiamo facendo pensandoci come isole onnivore di ogni risorsa del nostro pianeta a scapito di sistemi umani e ambientali più fragili, è altrettanto dimostrato che il remare nella stessa direzione per venirne fuori non può essere affidato (solo) ad un insieme di regole.
La scienza ha fermato la caduta nel baratro. Ma per risalire non è sufficiente essere fisicamente sani. Occorre curare e nutrire con altrettanta perizia anche testa, cuore e anima, come ci insegna ogni buon alpinista. Guardare un film è tempo che noi prendiamo per noi stessi, per immergerci in storie ed emozioni che innescano risonanze nelle nostre fibre, provocano riflessioni e generano sentimenti. Guardare un film è una spa per la mente e per il cuore: in una sala il tempo si sospende, ogni corsa ed ogni incombenza viene lasciata fuori e lì, al buio, veniamo presi e trascinati su sentieri e mondi, esteriori o interiori, da indagare.
I buoni film hanno la capacità di farci comprendere meglio les choses humaines (parafrasando l’ottimo film di Yvan Attal presentato fuori concorso), ci introducono alla complessità dell’essere umano, portando alla luce passioni, sfumature, contraddizioni, rigurgiti, ambiguità. Riconoscendoci parte della stessa famiglia umana, si genera la compassione ed il desiderio di prenderci cura di noi stessi e degli altri.
Il cinema, in effetti, insegna l’ascolto. L’esperienza potentemente immersiva ci porta su un altro piano di attenzione ‘costringendoci’ a seguire quello che il regista o i personaggi comunicano. Il pensiero critico cresce di pari passo con l’avanzare del film, ma viene coltivato tacendo. E questo, se ci pensate, è un buon antidoto all’impulsività urlata alla quale un uso non pienamente maturo dei social network ci sta abituando.
Il cinema è condivisione a svariati livelli: condivisione dell’opera con gli artisti e le maestranze che l’hanno creato. Condivisione con i personaggi e le loro storie. Condivisione con le altre persone che sono in sala con me. Non è cosa di poco conto.
Prendetevi, dunque, il tempo ogni tanto per un buon film in sala: sarà un’opportunità per prenderci cura della nostra Umanità.

Irene Gambetti
Consigliera Acec
Emilia- Romagna


 

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