5, Febbraio, 2025

Quando la toppa è peggio del buco

Il referendum costituzionale del 2020, che si proponeva di ridurre il numero dei parlamentari, ha reso necessario un nuovo disegno per i collegi elettorali. In questo modo ogni collegio è variabile pur mantenendo un numero simile di abitanti. Oggi le divisioni delle circoscrizioni, disegnate dalla commissione di esperti poco prima della realizzazione del referendum, risultano più grandi di quelle del 2018. I criteri che i collegi dovrebbero rispettare sono due: il primo riguarda la popolazione, che non può differire di oltre il 20% dalla media degli altri territori della circoscrizione (come però avviene in Lombardia, dove la circoscrizione Lombardia 1 – U06 conta 504 mila abitanti contro i 340 mila del collegio vicino Lombardia 1 – U05), mentre l’altro riguarda la coerenza del bacino elettorale, ovvero l’obbligo, per il collegio, di rappresentare zone che presentano unità amministrativa, cercando di non spezzare territori provinciali o comunali in collegi diversi.
L’idea iniziale a sostegno di questo nuovo disegno dei collegi puntava sul fatto che, nel piccolo circondario, l’elettore conoscesse personalmente i candidati e che quindi potesse essere a conoscenza delle loro capacità. Allora, viene da chiedersi, come mai i comuni dell’unione Terre di Castelli (Guiglia, Castelvetro di Modena, Marano sul Panaro, Savignano sul Panaro, Spilamberto, Vignola e Zocca) sono inclusi nello stesso collegio di Imola, Bologna, Castel San Pietro? L’allargamento dei collegi comprende territori molto più eterogenei di prima, ma perché non creare un collegio che racchiuda situazioni e criticità simili? È possibile che i cittadini, ad esempio, di Vignola e di Imola sentano il desiderio di eleggere lo stesso rappresentate? Viviamo un clima politico nervoso, in cui la crisi di governo arriva in un periodo storico già estremamente complesso, e in cui l’astensionismo, soprattutto tra i giovani, minaccia di fare da padrone. È lecito dunque domandarsi se la paura di sovrarappresentare alcune zone non abbia sortito l’effetto opposto, finendo con il mescolare territori troppo diversi tra loro e mancando di rappresentare adeguatamente ambienti che lo richiederebbero. A tenere i piedi in due scarpe si rischia di camminare scalzi. E così, tentando di accontentare la provincia modenese, la città metropolitana di Bologna e il territorio Imolese insieme, il rischio di scontentare tutti con un candidato inadatto è estremamente concreto, si veda la mancata ricandidatura per il deputato uscente Serse Soverini (che alla vigilia della presentazione delle candidature pareva scontata), nonostante la sua attività per il nostro territorio. Nel tentativo di proporre un candidato che possa raccogliere sotto il suo nome un bacino tanto eterogeneo, è facile che si finisca per non ascoltare le richieste più mirate sul territorio e che, di conseguenza, gli elettori non votino per conoscenza della persona politica ma spinti a scegliere il “meno peggio” tra le varie opzioni. La decisione peggiore, seconda solo all’astensione.
Antonio Avallone
*cittadino di Vignola (Mo)

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