Domenica 12 novembre il centro di Castel Bolognese riaccoglie la Festa de’ brazadèl e del vino novello, organizzata dalla Pro Loco Castel Bolognese in collaborazione con l’amministrazione comunale. Un evento nato e perpetuato negli anni per celebrare e salvaguardare il brazadèl d’la cros: un patrimonio tipico dell’arte antica di panificazione castellana, un prodotto semplice e povero eppure divenuto nei secoli un simbolo del paese.
Una storia antica e in parte ignota
Risalire alle origini del brazadèl (noto anche come bracciatello o ciambello della croce) non è affatto semplice. La testimonianza ufficiale più antica del commercio dei ciambelli a Castel Bolognese è una pubblicità recuperata dallo storico castellano Andrea Soglia: «Si tratta di un’inserzione a pagamento datata 1896 del fornaio Antonio Raccagna, la cui bottega aveva sede nel torrione dell’ospedale». Ma è probabile che le origini del prodotto siano più antiche. «I fratelli Marchi, titolari dell’omonimo forno sito in via Emilia interna che ha chiuso i battenti nel 2018, avevano appreso la ricetta dai Farolfi, i precedenti gestori, la cui famiglia possedeva in precedenza un antico forno che risulta già attivo nel 1874». Dunque un ulteriore indizio del fatto che nella seconda metà dell’Ottocento la produzione dei bracciatelli forse era già diffusa. «Un altro fornaio castellano – prosegue Soglia – celebre per i brazadèl che cuoceva nel suo forno a legna era Paolo Borghesi (Pavlô), morto nel 1995 all’età di 92 anni, il quale andava estremamente orgoglioso dei suoi ciambelli».
Tornando al forno del torrione, questo all’inizio del Novecento fu preso in gestione da Aldo Fabbri, che insieme al figlio Raimondo portò avanti l’attività fino al 1951, anno in cui spostarono l’attività sulla via Emilia. Elgiva Fabbri, castellana classe 1936, ricorda di quando da bambina aiutava il padre Raimondo a confezionare i brazadèl e racconta un particolare a molti sconosciuto: «Al tempo della guerra le famiglie se li facevano in casa, noi glieli cuocevamo e poi se li portavano in cantina per avere la scorta del pane. Il ciambello di Castello è un prodotto secco, che dura dei mesi, e in quei sei mesi che siamo stati in cantina sotto le bombe era una delle poche cose che la gente aveva da mangiare».
La ricetta tramandata
Oggi l’unico forno castellano che ancora produce il brazadèl d’la cros è il panificio Pini in via Emilia Interna, che ha ereditato l’attività (nonché la ricetta dei bracciatelli) proprio dai Fabbri. Gli ingredienti ci assicurano che sono sempre gli stessi: acqua, farina e sale. Senza olio né strutto. Costantina Concettini, che gestisce il forno insieme al marito, ci svela la ricetta di preparazione: «Si fanno tanti piccoli pastelli da un etto, poi si allungano andando a formare una piccola corda. Si taglia la corda a trequarti e si chiude a formare un cerchio. Con il restante impasto si fa una croce dentro al cerchio e poi si stampano con l’apposito timbro che ci hanno donato i Fabbri (nella foto, a destra). Dopodichè si lessano fin quando non vengono a galla e poi si lasciano nelle padelle qualche minuto ad asciugare in modo che si formi la crosta lucida. Infine vengono cotti nel forno».
Nonostante gli anni che si porta sulle spalle, il brazadèl riscuote ancora un discreto successo e viene mantenuto in produzione per tutto l’anno. «In passato per un certo periodo avevamo smesso di farlo – racconta Concettini – ma poi a furia di ricevere delle richieste abbiamo dovuto ricominciare. Abbiamo una bella fetta di nostalgici che lo prendono perché li riporta a quando erano bambini, ma c’è anche gente che viene da fuori a prenderli. E poi è senza lievito, perciò è adatto anche per quelli che non vogliono mangiare pane per evitare di gonfiarsi».
Dell’importanza del brazadèl nella cultura culinaria di Castello è consapevole anche l’amministrazione comunale: «Stiamo lavorando al marchio e vorremo valorizzarlo come prodotto gastronomico locale» spiega l’assessore alla Cultura, Luca Selvatici. Al brazadèl è dedicato anche un murale in via Canale, che va ad aggiungersi agli altri dedicati a personaggi castellani.
La storia locale non solo si trova in ogni angolo, a volte la puoi addirittura gustare per pochi centesimi. Castellani e non, fateci un pensierino.
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