Il 9 ottobre scorso abbiamo iniziato questo nuovo progetto pastorale che ci chiede di operare insieme su un ampio territorio, densamente popolato. Tre parrocchie come Croce Coperta, Nostra Signora di Fatima e San Francesco costituiscono un terzo della popolazione della città di Imola. Tre comunità sono tre storie, tre percorsi, tre realtà distinte, ma unite dalla stessa passione per Gesù Cristo e per la vita delle persone. L’intuizione del vescovo Giovanni di unire un così grande territorio e di chiedere a quattro sacerdoti di seguirne il cammino, man mano che i giorni passano, mi sembra sempre più una proposta illuminata e attenta alla realtà. Quando papa Francesco ci ricorda, nella Evangelii Gaudium, che la realtà è superiore all’idea, ne colgo realmente un invito a guardare tutte la realtà sempre come opportunità. La realtà ci dice chiaramente che anche la Diocesi di Imola, insieme a gran parte della Chiesa in Italia e in Europa, è arrivata a fare i conti con la scarsità numerica dei presbiteri e dei diaconi rispetto al numero delle parrocchie da seguire pastoralmente.
Ci dice che è tempo di cambiare il passo e che la modalità del “nostro parroco” non è più possibile. Ci dice ancora che lo stile pastorale dei presbiteri e dei diaconi ha reale necessità di un cambiamento che vede aprirsi lo spazio a nuove vocazioni e a nuove forme di ministero e di servizio nella Chiesa. Se vediamo la realtà come superiore all’idea ci rendiamo conto che veramente tutto, anche in questa situazione, diviene opportunità. La proposta del Vescovo Giovanni ci ha colti di sorpresa e impreparati, ma allo stesso tempo incuriositi e disponibili al cambiamento. Dal 9 ottobre cos’è cambiato? In noi è cambiato il ritmo di impegno, certamente più incalzante, ma ci fa fare scelte importanti sulle priorità e sull’uso del tempo e dello spazio. Sta cambiando lo sguardo dei parrocchiani su noi e sulle altre comunità dell’Unità Pastorale che interessano, reciprocamente, sempre un po’ di più. La vita comune tra noi quattro presbiteri non è ancora iniziata nel vivere concretamente insieme in una casa che ha necessità di alcuni lavori, ma più intenso è il nostro rapporto che ci chiede anche tempi prolungati di confronto e di verifica. Si accentuano le differenze che però donano a ciascuno l’occasione per un rinnovato desiderio di accoglienza del pensiero e della vita dell’altro. Questo ci chiede un confronto sincero su questioni che sembravano scontate come l’idea che ciascuno di noi ha di parrocchia, di pastorale, di fraternità e vita comune. Giorno dopo giorno cresce anche il rapporto con le persone aprendo spazi di reciproca e sempre più intensa collaborazione. Non portiamo in cuore l’idea e l’intenzione di creare una sola e grande parrocchia, ma il desiderio di valorizzare storia, doni e risorse di ciascuna. Sentiamo che ci sono comunque ambiti trasversali che sono come ponti già gettati e percorribili: la Caritas, la Catechesi per l’iniziazione cristiana, l’impegno dei Consigli pastorali per discernere e vivere la corresponsabilità, la Rete Mondiale di Preghiera, il Gruppo di Preghiera Padre Pio; le fragilità e i bisogni, l’educazione e la preghiera, ci offrono grandi occasioni di incontro e di collaborazione. Siamo in cammino da quasi due mesi. È davvero un cammino di cambiamento per tutti e sentiamo la necessità di muoverci con decisione, ma con attenzione e rispetto. Sentiamo di dover fare passi significativi, ma di doverli fare insieme, noi preti e con le comunità. Ora guardiamo con attenzione le prossime feste che l’Anno liturgico ci invita a vivere (l’Avvento, l’Immacolata, il Natale e l’Epifania) e agli appuntamenti della Devozione popolare come la Visita e la benedizione alle famiglie, le vediamo come grandi opportunità di incontro con le persone! Dentro a questo nuovo spazio stiamo imparando un nuovo modo di vivere il nostro ministero. Io personalmente avverto la Grazia che continua a sostenerci e a guidarci e per questo sento importante rinnovare il mio Sì a Gesù, ogni giorno.
Don Andrea Querzè,
vicario generale della Diocesi di Imola