5, Febbraio, 2025

Il miraggio del car sharing

E se il rinnovamento della cultura a Bologna fosse una questione di traffico? Di come gestiamo i nostri spostamenti. Coatti, spesso sgradevoli, faticosi. Compito di chi governa è inserirli in una visione di città da far comprendere ai governati. Lavoro duro, qui sta il dovere delle istituzioni (e delle associazioni come i commercianti). Una cultura diversa, individuale e collettiva, nasce da come, quando, quanto, con che strumenti ci muoviamo. E tutti gli indicatori internazionali dicono che ci si guadagna anche economicamente. Eppure a Bologna manca un progetto generale. Si va avanti a macchie di leopardo. Non basta il volontarismo di un assessore.

Cercasi visione totale cultura-traffico-innovazione. Mettiamo a frutto le strade rifatte, le chiusure diventate scoperte collettive e le aperture inevitabili (oltretutto i soldi dei lavori sono del ministero). Il Piano del Traffico è il Piano di Bologna. Una ricerca presentata ieri al Saie dice che Bologna è la seconda città smart, intelligente d’Italia. Dietro Milano, prima di Firenze. Qualcuno avrà da obiettare, ma… abbiamo il Cup, Iperbole, il fascicolo sanitario elettronico, le app per vedere gli orari dei bus e pagare le multe. Realizzazioni vecchie o per un pubblico ignoto. E allora misuriamoci con quel che c’è, magari guardando alle altre città. Autobus immensi non possono più riempire la «T», distruggendola e abbruttendola. Razionalizzare le linee, le corse.

Per quanto possibile — i soldi non ci sono — i mezzi. Usare i T days come fase transitoria, scegliere davvero cosa chiudere e cosa usare per un traffico guidato.Poi le auto private. Si è tentato da decenni di diminuirle (Imbeni nell’ 84 stravinse un referendum mai applicato), mai si è riusciti. Milano, Roma, Firenze stanno ottenendo risultati con le vetture a nolo, il car sharing, libere di entrare in tutti i centri. Una delle aziende private che gestisce la faccenda parla di oltre 110 mila italiani abbonati in meno di un anno, su 750 mila utenti nel mondo. Numeri probabilmente pubblicitari ma ieri al Saie l’assessore alla Mobilità di Milano, Pier Francesco Maran, confermava il successo. A Milano sono disponibili 600 auto, a Roma 500, a Firenze 200. Stessi dati in crescita per l’altra società privata in azione. I clienti pagano la vettura soltanto quando la usano e sono liberi di riconsegnarla dove vogliono, anche parcheggiandola gratuitamente nelle strisce blu. Le tre città sono amministrate dalla sinistra; a Bologna il car sharing è un servizio pubblico, Atc e Tper. E non funziona. Nemmeno il bike sharing, le bici pubbliche siamo capaci di condividere.

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