La strada maestra da seguire è quella dell’Alleanza delle cooperative italiane (Aci), insieme con Confcooperative e Agci. Il superamento delle strutture provinciali di Legacoop per la creazione di un unico organismo regionale rischia invece di allontanare l’associazione dai territori, rinviando ulteriormente la nascita di un unico soggetto tra le centrali cooperative. Legacoop Imola ha ribadito questa sua linea al IX congresso svoltosi giovedì 20 novembre alla Sacmi. In quell’occasione, gli oltre 100 delegati hanno votato contro il documento di Legacoop Emilia-Romagna per la creazione di una struttura regionale più forte. Gli imolesi sono stati gli unici a mettere i bastoni tra le ruote a questo progetto, come ha fatto notare Giovanni Monti, presidente di Legacoop Emilia-Romagna, che ha ottenuto il via libera mercoledì 26 novembre al congresso regionale svoltosi a Bologna.
All’assemblea imolese si è provveduto anche a rinnovare i vertici locali. Alla presidenza è stato riconfermato Domenico Olivieri, con Raffaele Mazzanti vice. Eletti nel consiglio di presidenza Gianmaria Balducci (presidente Cefla), Stefano Bolognesi (Coop Ceramica), Tiziano Borghi (3elle), Remo Camurani (Cuti Consai), Carlo Alberto Gollini (Giovani rilegatori), Andrea Mascherini (Coop Reno), Paolo Mongardi (Sacmi), Fabio Piancastelli (Cti), Giovanni Poli (Cims), Sergio Prati (Asscooper), Celestina Rossi (Lavoratori della terra), Ilaria Seragnoli (Artemisia), Roberta Tattini (Seacoop).
Il dibattito. Non potevano non risuonare più volte i nomi di Cesi e 3elle, le due cooperative imolesi di Legacoop che versano in una situazione drammatica. Tuttavia, il presidente Olivieri ha ripetuto più volte che le cause di queste crisi sono da ricercarsi innanzitutto nella congiuntura economica negativa che ha stravolto il settore dell’edilizia. «Non è vero che il nostro modello è in crisi – ha detto -, certe dinamiche non dipendono dalla ragione sociale e accanto ad aziende in difficoltà ne abbiamo molte altre che crescono, basta con la rappresentazione di Legacoop Imola che da 8 mesi esce sui media». Sia chiaro, nella conduzione di entrambe le cooperative «non sono mancate scelte discutibili» ma questo non può mettere in discussione un sistema nel quale «nessuno sfugge all’estero o cerca scorciatoie», semmai il problema sta proprio nel fatto che «le nostre imprese fanno fatica ad avviare i processi di ristrutturazione». C’è poi, secondo Olivieri, un problema di comunicazione: «Dobbiamo valorizzare meglio la nostra cooperazione, la gente ci percepisce in maniera negativa e per quel che non siamo, dobbiamo essere mediaticamente più efficaci».
Sul fronte della discussione interna per la nuova conformazione dell’associazione, Olivieri ha sottolineato come si tratti di «un errore allontanare la cooperazione dei territori dai centri decisionali», bocciando quello che ha bollato come «un atto unilaterale» da parte dell’organismo regionale. Lo ha seguito a ruota Sergio Prati, presidente di Aci Imola, ancora più duro nel puntare il dito contro chi rema contro l’unificazione delle centrali cooperative sostenendola a parole ma non nei fatti, visto che «in tante provincie ancora non si sono nemmeno costituiti i coordinamenti unitari». Dal canto suo, il presidente regionale Monti pur accogliendo le riserve degli imolesi ha ribadito la linea: «Occorre fare squadra e superare tutti i confini, che rischiano di essere gabbie che producono solo danni». Sì al presidio del territorio, ma «senza chiudersi in se stessi» per agire «contro ogni egoismo di campanile e di settore». In cima alle sue preoccupazioni, come ha chiarito, c’è «una nuova organizzazione di Legacoop in Emilia-Romagna, con una dimensione in grado di presidiare il territorio ma con un governo regionale e unitario». Una volta fatta questa, allora si potrà discutere e avviare il progetto dell’Aci.