Un’azienda fantasma è stata smantellata dal nucleo per l’Ispettorato del lavoro dei carabinieri di Ravenna, che hanno denunciato due italiani e un marocchino per irregolarità nella pratica di conversione del permesso di soggiorno: da stagionale questo era diventato un permesso da lavoratore subordinato. Gli uomini dell’Arma hanno controllato un’istanza inoltrata telematicamente tramite la Cgil di Lugo con la quale il marocchino tentava di ottenere il permesso di soggiorno proprio dei lavoratori subordinati. Tre i denunciati, che si erano inventati un’attività di lavoro agricolo che in realtà non esisteva: l’indirizzo della ditta che, nelle dichiarazioni, avrebbe dovuto prendere in carico il lavoratore, era in realtà quello dell’abitazione privata di uno dei complici denunciati. Di terreni coltivabili non c’era nemmeno l’ombra. Il presunto titolare dell’azienda che proponeva il contratto di lavoro aveva prodotto esclusivamente il contratto di affitto di un terreno, nella realtà incolto; da successive analisi è risultato che la ditta appariva avere in forza ben cinque lavoratori con tanto di dichiarazioni di assunzioni e contratti di affitto per l’attività lavorativa, ma non sono stati trovati riscontri tangibili della veridicità di queste dichiarazioni. Sperando di farla franca il presunto titolare ha raccontato agli inquirenti di non sapere come fosse coltivato il terreno, preso in affitto a suo nome, e che della vicenda si era occupata una persona di Imola, che di fatto gestiva l’azienda. La proprietaria del terreno a sua volta ha riferito ai militari di non aver mai conosciuto il titolare della ditta e di aver sempre intrattenuto i rapporti con un imolese. Insomma tutto era stato concertato per poter favorire l’assunzione di extracomunitari ai quali occorre il requisito di avere un rapporto di lavoro per poter rinnovare il permesso di soggiorno. L’artefice di tutto sarebbe stato l’imolese, che ha esercitato in passato l’attività di consulente finanziario e di consulente per pratiche di infortunistica stradale. Grave il reato, per il quale i tre uomini sono stati denunciati per falsità ideologica in concorso. In sostanza, la presunta azienda agricola assumeva extracomunitari consentendo loro il rinnovo del permesso di soggiorno: di fronte alle domande degli investigatori il titolare dell’azienda fantasma era stato tanto vago nell’esposizione dei fatti da rendere subito sospettosi i militari.