Le parole di Papa Francesco ai 7.000 cooperatori giunti a Roma sabato scorso per incontrarlo in occasione dei 70 anni della ricostituzione di Confcooperative nel secondo dopoguerra non si sono rivolte al passato o al consolidamento dell’esistente, ma «alle nuove prospettive, alle nuove responsabilità, alle nuove forme di iniziativa delle imprese cooperative. È una vera missione che ci chiede fantasia creativa per trovare forme, metodi, atteggiamenti e strumenti, per combattere la “cultura dello scarto”» ha affermato il Papa e per «portare la cooperazione sulle nuove frontiere del cambiamento, fino alle periferie esistenziali dove la speranza ha bisogno di emergere». Francesco ha poi dato ai presenti e potremmo dire anche alla nostra comunità, che orgogliosamente si definisce città della Cooperazione, alcuni incoraggiamenti concreti: 1) «continuare ad essere il motore che solleva e sviluppa la parte più debole delle nostre comunità locali
e della società civile». Il pensiero va ai giovani, alle donne, ai cinquantenni e alle imprese in crisi. «Sono un tifoso – ha detto il Papa – delle empresas recuperadas! » le aziende in difficoltà recuperate dai lavoratori; 2) essere «protagonisti per realizzare nuove soluzioni di Welfare, in particolare nel campo della sanità, un campo delicato dove tanta gente povera non trova più risposte adeguate ai propri bisogni». Questo significa sussidiarietà e messa in rete delle risorse di una comunità «per coniugare l’essere impresa e allo stesso tempo non dimenticare che al centro di tutto c’è la persona»; 3) non ci si può accontentare della funzione redistributrice dello Stato o della responsabilità sociale d’impresa che rischia di esser solo una politica di marketing, «realizzando una qualità nuova di economia, si crea la capacità di far crescere le persone in tutte le loro potenzialità». Il riferimento del Papa è andato al socio che «dev’essere sempre il protagonista, deve crescere, attraverso la cooperativa, crescere come persona, socialmente e professionalmente, nella responsabilità, nel concretizzare la speranza, nel fare insieme»; 4) ricordando come non può crescere l’economia in una società che invecchia il Papa ha affermato che «Il movimento cooperativo può esercitare un ruolo importante per sostenere, facilitare e anche incoraggiare la vita delle famiglie», realizzando l’armonizzazione tra lavoro e famiglia; 5) per realizzare questi obiettivi occorre denaro e l’invito del Santo Padre è stato quello di mettere «insieme con determinazione i mezzi buoni per realizzare opere buone», collaborando fra cooperative bancarie e imprese. «Il denaro a servizio della vita può essere gestito nel modo giusto dalla cooperativa, dove non comanda il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale» ha affermato il Santo Padre. Di qui il richiamo a contrastare le false cooperative, che prostituiscono il nome di cooperativa; 6) Papa Francesco ha poi invitato a ricercare un modo originale che permetta alle cooperative di affrontare le nuove sfide del mercato globale. «Occorre – ha detto Francesco – avere il coraggio e la fantasia di costruire la strada giusta per integrare, nel mondo, lo sviluppo, la giustizia e la pace». L’ultimo passaggio del discorso del Papa è andato all’Alleanza delle cooperative. Dopo aver richiamato la necessità di vivere la propria fede ed identità senza paura – Fede e identità sono la base, ha affermato – ha invitato ad andare avanti, camminando insieme con tutte le persone di buona volontà . Sono “incoraggiamenti concreti” che ci riportano alla radice del cooperare e che ci richiamano ad alzare lo sguardo, per affrontare il futuro con responsabilità e speranza.
* presidente Confcooperative
del circondario imolese